Riscaldamento globale: farfalle senza più nutrimento

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Disaccoppiamento ecologico
Disaccoppiamento ecologico

Il riscaldamento globale sta costringendo innumerevoli specie animali e vegetali a migrare, abbandonando i propri habitat per cercare condizioni climatiche più adatte alla sopravvivenza. Un nuovo studio ha però evidenziato un problema critico: cosa succede quando specie interdipendenti si spostano in direzioni diverse?

Una ricerca condotta dall’Università di Helsinki ha dimostrato come i cambiamenti climatici stiano progressivamente separando le farfalle dalle piante essenziali per il loro ciclo vitale. Questi insetti, infatti, tollerano a fatica il caldo estremo e necessitano di un clima fresco. Per questa ragione, hanno iniziato a spostarsi verso latitudini e altitudini superiori.

Il problema fondamentale è che questa migrazione non è sempre sincronizzata con quella delle piante da cui dipendono per nutrirsi. Per comprendere la portata del fenomeno, la ricercatrice Jin Chen ha sviluppato un modello previsionale basato su uno scenario di alte emissioni. La simulazione ha analizzato gli spostamenti di 24 specie di farfalle del sudest asiatico, scelte per rappresentare la diversità del continente: alcune di pianura, altre di montagna; alcune stanziali, altre con un ampio raggio di spostamento.

I risultati hanno rivelato un processo allarmante di “disaccoppiamento ecologico”. Per 17 delle 24 specie analizzate, l’habitat condiviso con le loro piante ospiti si ridurrà drasticamente nei prossimi anni, con una perdita stimata tra il 6% e il 39%. Le farfalle più colpite saranno quelle che vivono in aree di pianura, le quali, spostandosi in cerca di fresco ad altitudini maggiori, perderanno il contatto con le loro fonti di cibo tradizionali.

Si è aggiunto un ulteriore ostacolo: anche quando le farfalle raggiungono altitudini più fresche, scoprono che in quegli ambienti le piante fanno più fatica a crescere. Di conseguenza, il cibo a disposizione si rivela insufficiente per garantire la sopravvivenza delle loro popolazioni.

L’unica nota parzialmente positiva emersa dallo studio riguarda le restanti 7 specie. Per loro, il modello ha previsto un’espansione dell’habitat compresa tra l’1% e il 42%. Questo avverrà perché il clima più caldo favorirà la diffusione delle specifiche piante di cui si nutrono, ampliando di fatto le aree per loro idonee.

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