Cremona, 25 giu. (LaPresse) – Tragedia sfiorata in carcere a Cremona. Un detenuto ha appiccato il fuoco in cella e tre agenti della polizia penitenziaria sono rimasti feriti. “E’ stato un pomeriggio da incubo”, spiega in un comunicato Alfonso Greco, segretario regionale per la Lombardia del Sappe – Sindacato autonomo di polizia penitenziaria. “E’ successo che un detenuto tunisino, ubicato in Infermeria, ieri pomeriggio ha incendiato la cella con la pretesa di uscire a passeggiare nel corridoio della sezione. Per spegnere le fiamme e trarlo in salvo tre agenti sono stati portati in Pronto soccorso per intossicazione. Poteva essere una tragedia, sventata dal tempestivo intervento dei poliziotti penitenziari di servizio nel reparto e dal successivo impiego degli altri poliziotti penitenziari. Sono stati bravi i poliziotti penitenziari in servizio nel carcere cremonese a intervenire tempestivamente, con professionalità, capacità e competenza”.
la solidarietà
Donato Capece, segretario generale Sappe, rivolge “solidarietà agli agenti di polizia penitenziaria intossicati” ed esprime “solidarietà e apprezzamento per la professionalità, il coraggio e lo spirito di servizio dimostrati di poliziotti penitenziari di Cremona. E’ solamente grazie ai poliziotti penitenziari, gli eroi silenziosi del quotidiano a cui va il ringraziamento del Sappe per quello che fanno ogni giorno, se le carceri reggono alle costanti criticità penitenziarie”. Già questa mattina il Sappe aveva denunciato un altro grave evento critico accaduto sempre nel carcere di Cremona: un sabato sera da incubo per la folle intemperanza di un detenuto straniero, che ha pure ferito un agente di polizia penitenziaria di servizio. Ogni giorno nelle carceri italiani succede qualcosa, ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre – conclude Capece -. Ogni giorno giungono notizie di aggressioni a donne e uomini del Corpo in servizio negli Istituti penitenziari del Paese, sempre più contusi, feriti, umiliati e vittime di violenze da parte di una parte di popolazione detenuta che non ha alcuna remora a scagliarsi contro chi in carcere rappresenta lo Stato”.