Lutto per la scomparsa di Loris Rossi: addio Aldo, primo cittadino della Napoli del futuro

Aldo Loris Rossi e il direttore editoriale di "Cronache di" Ugo Clemente
Aldo Loris Rossi e il direttore editoriale di "Cronache di" Ugo Clemente

Siamo ormai abituati a utilizzare l’espressione “primo cittadino” come sinonimo di sindaco. Non tutti, però, sanno che a utilizzarla per primo fu Tucidide, con riferimento a Pericle. Quest’ultimo, secondo lo storico greco, fu l’artefice di un così profondo cambiamento della società ateniese da poter essere considerato il primo residente di una città che non esisteva ancora, se non nella sua mente.
Quando ebbi l’onore e la fortuna di conoscere Aldo Loris Rossi, per prima cosa lui mi mostrò alcuni disegni della Napoli che aveva immaginato. In realtà non era una sola città. Erano mille proiezioni della Napoli del futuro, riunite in una visione che aveva un nome semplice: Eco-Neapolis. Una città che all’antropizzazione selvaggia aveva finalmente preferito l’equilibrio tra l’uomo e la natura. La descrisse in un libro bellissimo, “Progetto per Napoli Metropolitana”, con la prefazione del suo grande amico Furio Colombo.
Aldo non è mai stato sindaco di Napoli, ma è stato il primo cittadino di Eco-Neapolis. Una città migliore, in cui gli esseri umani, le opere urbanistiche e la natura convivono in armonia e traggono reciproco beneficio. Una città più vivibile per una società più civile. Un centro metropolitano circondato da un grande raccordo anulare come quello di Roma, in cui trovavano spazio strutture futuristiche, ma anche la natura, l’arte e la storia di una città che non conosce rivali per bellezza in tutto il mondo.
Quella città l’aveva disegnata, l’aveva ricostruita in 3D, l’aveva raccontata coinvolgendo colleghi e intellettuali, napoletani e non. Ma Aldo era un vulcano di idee: dall’unificazione delle province di Napoli e Caserta alla rete viaria per l’evacuazione in caso di risveglio del supervulcano dell’Area Flegrea e, in quest’ottica, la delocalizzazione delle strutture di emergenza per interventi più efficaci in caso di catastrofi naturali. Pericolo, quest’ultimo, sul quale continuava a lanciare il suo grido di allarme.
Mentre mi descriveva i suoi sogni vedevo nei suoi occhi il fuoco della passione per le sfide più impegnative. La sua Napoli non nasceva solo dall’architetto o dall’urbanista, ma anche dal cittadino napoletano innamorato della sua città. Dall’appassionato di scienza, di arte e letteratura. Ma soprattutto dalla sua riflessione sull’uomo e sul suo rapporto con l’ambiente. Era un piacere per la mente e per l’anima ascoltare i suoi interventi su Radio Radicale, nella trasmissione “Overshoot” del bravissimo Enrico Salvatori. 
Nonostante l’età, è stata la persona più giovane che io abbia mai conosciuto. Essere stato suo amico, aver avuto il privilegio di scambiare con lui opinioni sull’attualità, su come cambiano i tempi, sul rapporto tra l’assetto urbanistico di certi quartieri e le devianze sociali che all’interno di esso possono svilupparsi è stato un regalo meraviglioso che conserverò con un po’ di nostalgia per tutta la vita. Addio, Aldo. Spero che tu ti stia godendo, finalmente, la meravigliosa città che ci hai mostrato.

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