LONDRA – Terremoto nel governo britannico guidato dalla conservatrice Theresa May. Nella notte, infatti, si è dimesso David Davis, ministro per la Brexit. Le dimissioni sono giunte a seguito della polemica che si è venuta a creare dopo la decisione della premier di avere un negoziato più soft con l’Unione Europea.
Strategia ‘inaccettabile’
Davis, esponente di spicco dei Tory euroscettici ha deciso di rinunciare all’incarico dopo essersi preso qualche giorno per riflettere sulla svolta. Davis ha ritenuto di non poter accettare questa nuova strategia voluta dalla May; più conciliante con l’Unione Europea. Una decisione, quella della May, comunicata ai ministri venerdì scorso e senza discussioni in merito.
E’ l’uomo della Brexit
Davis è l’uomo che si è occupato in prima persona dei negoziati sull’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. La proposta della May, sottoscritta da tutti i ministri, non è piaciuta alla parte più oltranzista di coloro che sono favorevoli alla Brexit, in quanto è stata considerata una sorta di tradimento del referendum popolare del 2016. Questo perché il progetto prevedeva una sorta di area di libero scambio con l’Ue, per i beni industriali e l’agricoltura, con nuove intese doganali. Sostanzialmente, per i deputati pro-Brexit, un’uscita morbida dall’Ue.
Scelto il sostituto
Per evitare che la situazione possa degenerare, il premier Theresa May ha provveduto a nominare subito il sostituto di Davis. Si tratta di Dominic Raab. Il 44enne parlamentare conservatore negli ultimi due anni aveva già avuto incarichi in diversi ministeri. Sarà ora il capo negoziatore del Regno Unito nei prossimi colloqui con l’Unione Europea per stabilire i termini con cui il Paese uscirà dalla Ue.
Lascia anche Johnson
Le dimissioni di Davis hanno fatto riflettere i media sul possibile rischio di creare un effetto domino sugli altri ministri pro-Brexit. Gli occhi erano puntati su Boris Johnson, ministro degli Esteri e grande protagonista della campagna pro-Brexit. Nel pomeriggio Johnson ha deciso di lasciare il suo incarico al ministero degli Esteri. Il rischio è che si arrivi alle elezioni anticipate.