MILANO (LaPresse) – Quaranta migranti che si trovano a bordo dalla nave Sarost 5, bloccati al largo della Tunisia dopo nove giorni in mare, sarebbero stati intercettati e salvati nelle acque internazionali, in zona maltese. E poi trasferiti in modo “illegale” nelle acque territoriali tunisine. Lo afferma l’organizzazione internazionale WatchTheMed Alarm Phone. “Il centro coordinamento soccorsi di Tunisi e l’equipaggio della nave di rifornimento Sarost 5 hanno confermato la posizione dei migranti nella zona sar maltese. Sia Malta che l’Italia hanno negato alla nave il permesso di sbarcare nei porti italiani e maltesi”. A spiegarlo è WatchTheMed.
Il bilancio di WatchTheMed
Il barcone, con a bordo anche 8 donne, due delle quali incinte, era partito dalla Libia. E, dopo 5 giorni in mare, venerdì 13 luglio era stato intercettato nei pressi del giacimento offshore di Miskar, nel golfo di Gabes, operato dalla compagnia britannica BG. Non è chiara la dinamica del salvataggio. Con un primo intervento della nave Caroline III e il successivo trasporto dei migranti sulla piattaforma petrolifera. Dopo il rifiuto di Italia, Malta e Francia.
La traversata dei migranti e il divieto di sbarco
Più tardi, la nave da rifornimento Sarost 5 li ha presi a bordo e ha fatto rotta su Sfax, in Tunisia. Le autorità locali, tuttavia, hanno negato il permesso di sbarcare e dato ordine di dirigersi al porto di Zarzis. Lunedì notte è arrivato lo stop allo sbarco anche lì. I migranti si trovano quindi al momento in un limbo, denunciano gli attivisti, che chiedono siano trasferiti in un porto sicuro in Europa.
La responsabilità dei governi
Le notizie sono confermate anche da Euromed Rights, che fa appello “alle autorità tunisine, e in particolare a quelle preposte al controllo delle frontiere marittime e al salvataggio in mare. Per adempiere con urgenza agli obblighi previsti” dalle convenzioni internazionali. E ricorda “le responsabilità assunte dai governi italiano, maltese e francese in questa situazione di emergenza. Dal momento che ogni rinvio della nave non debitamente giustificato equivale a violare il principio di non respingimento delle persone a bordo”.