“Facebook non censura chi nega l’Olocausto”. E scoppia la polemica

Le parole di Mark Zuckerberg hanno scatenato l'ira della comunità ebraica

Foto LaPresse in foto Mark Zuckerberg

WASHINGTON – Facebook ha rappresentato senza ombra di dubbio una rivoluzione nel mondo del web e, come tale, ha sempre fatto parlare di sé. Nel bene e nel male.

L’intervista di Zuckerberg da cui è nato lo scontro

L’ultima discussione è nata da una dichiarazione del fondatore e amministratore delegato Mark Zuckerberg: “Facebook – ha detto – non censura chi nega l’Olocausto”. Ne è nata una bufera senza precedenti per un argomento molto delicato. Un chiarimento c’è stato, ma questo non ha impedito di evitare un attacco da ogni dove: “Negare l’Olocausto – ha spiegato Zuckerberg – è profondamente offensivo, ma chi lo fa può restare su Facebook e i suoi contenuti non saranno censurati”. L’intervista a ‘Recode’ ha avuto come unico obiettivo quello di difendere il diritto in capo agli utenti del colosso social di sbagliare.

Eppure era inevitabile che la stessa provocasse un’immediata e dura reazione da parte della comunità ebraica. Secondo quanto fatto sapere dall’Anti-Defamation League, infatti, Facebook ha “l’obbligo morale e etico di non consentire di disseminare idee sulla negazione dell’Olocausto sulla sua piattaforma”. A nulla è servito il particolare spiegato dall’a.d. che ha sostenuto come il social è obbligato a  rimuovere i contenuti ‘postati’ soltanto nei casi in cui gli stessi finiscano con il tradursi in danni reali, fisici o nello specifico in attacchi ad altri individui. Per questa ragione ogni altro caso esterno a queste ultime tipologie non sarà oggetto di censura. Anche se si tratterà di un argomento controverso come quello della negazione dell’Olocausto.

La reazione della comunità ebraica e le parole ‘chiarificatrici’ dell’a.d.

Come detto la reazione di chi si è sentito offeso e colpito da dichiarazioni evidentemente non condivise è stata immediata. Ed in un secondo momento è arrivata la risposta dello stesso Zuckerberg, che è sembrata stilata ad hoc per spegnere le polemiche ed evitare che la situazione potesse degenerare: “Ritengo – ha concluso – che la negazione dell’Olocausto sia profondamente offensiva e per questo non volevo assolutamente difendere le persone che lo negano”.

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