di Simone Gorla
MILANO (LaPresse) – “Esprimo il mio dolore per queste tragedie in mare, e assicuro le mie preghiere per gli scomparsi e le loro famiglie”. Le parole di Papa Francesco, pronunciate all’Angelus in Piazza San Pietro, riportano l’attenzione sul dramma delle morti nel Mediterraneo. Dopo settimane di discussioni, il Pontefice ha rivolto un accorato appello alla Comunità internazionale. Ha chiesto che “si agisca con prontezza onde evitare che simili tragedie si ripetano, nel rispetto dei diritti e della dignità di tutti”.
Intanto la guardia costiera libica ha respinto le accuse della ong spagnola Proactiva Open Arms
Gli attivisti che hanno salvato l’unica superstite di un naufragio, una 40enne del Camerun. Hanno riferito che la guardia costiera di Tripoli avrebbe affondato il gommone perché le persone a bordo si rifiutavano di essere riportate in Libia. Una ricostruzione definita irrealistica dai libici, che parlano di “calunnie”. “Supera i limiti della logica pensare che gli uomini della guardia costiera abbiano salvato 165 migranti e poi lasciato due donne e un bambino ad affrontare una morte inevitabile”, scrive il corpo sulla sua pagina Facebook.
Inoltre è “una cosa senza senso” sostenere che “due donne rimaste per più di 60 ore in una barca rotta, allagata, piena di cadaveri e carburante, esauste, con la pelle bruciata dal sole, senza acqua e cibo” abbiano rifiutato di salire sulla motovedetta. La Libia chiede quindi che una commissione neutrale indaghi sull’incidente.
Da Open Arms arriva però una mezza marcia indietro
La ong domenica ha precisato che nessuna denuncia è stata presentata nei confronti del governo italiano né della sua guardia costiera. Il direttore e fondatore Oscar Camps, e i volontari presenti a bordo durante la missione, di fronte alla Procura di Palma di Maiorca hanno accusato il capitano della motovedetta libica 648 ‘Ras al-jadar’, membro della guardia costiera libica, e il comandante di eventuali altre imbarcazioni libiche intervenute in quelle stesse ore. Tra i denunciati c’è anche il capitano del mercantile ‘Triades’, battente bandiera panamense.
La segnalazione riguarda infine “chiunque abbia responsabilità dirette o indirette o sia stato coinvolto a qualunque titolo nell’aver determinato gli esiti di quell’evento drammatico”. Per tutti i reati ipotizzati sono omissione di soccorso e omicidio colposo. Saranno ora le autorità spagnole a valutare in che modo dare seguito alla denuncia. “Contrordine compagni! La Ong Open Arms non ci denuncia”, esulta il ministro dell’Interno Matteo Salvini, “nel frattempo altri 40 immigrati salvati e riportati in Libia dalla Guardia costiera”. Domenica sera la nave spagnola è ripartita per dirigersi in zona Sar-Search and rescue. Gli attivisti promettono: “Ci andremo tutte le volte che sarà necessario finché ci saranno persone in pericolo”.