CAMPOBASSO – Il viadotto della diga del Liscione è stato chiuso dopo le ultime scosse di terremoto. Il Molise trema ancora e, dopo i fatti di Genova, l’allerta è massima. Nella serata di ieri, una scossa di intensità 5.1 è stata registrata a 4 chilometri da Montecilfone. Lo sciame sismico ha agitato la notte dei molisani (e non solo). L’ultima scossa registrata c’è stata poco dopo le 7 di questa mattina, con magnitudo 2.5.
Crepe e asfalto rialzato, il viadotto della diga del Liscione chiuso per sicurezza
Già nella serata di ieri si era ipotizzato di chiudere, per sicurezza, il viadotto della diga del Liscione. Si tratta, infatti, di uno dei tratti di strada più trafficati della Regione. Collega Campobasso a Termoli ma, soprattutto, sorvola il lago di Guardialfiera. Proprio vicino all’epicentro della scossa dall’intensità maggiore. Sono già apparse le prime crepe e in alcuni casi l’asfalto è rialzato. Per questo motivo, tecnici dell’Anas e sommozzatori dei vigili del fuoco stanno effettuando tutte le verifiche del caso. A preoccupare non è la tenuta della diga, ma la stabilità del viadotto che l’attraversa per quasi 5 chilometri. Dopo le scosse, Domenico Angelone (Consiglio nazionale geologi) aveva espresso preoccupazione e timori proprio per quel tratto della Statale Bifernina.
Danni a Palata e Acquaviva Collecroce, ora il Molise vive nella paura
Dopo i due eventi sismici nel giro di pochi giorni, ci sono apprensione e paura tra la popolazione molisana. Oltre a Montecilfone, infatti, la scossa ha colpito anche altri territori. Da Guglionesi a Larino, passando per Tavenna, Campomarino e Palata. Proprio qui sono stati segnalati piatti e bicchieri in frantumi e mobili spostati nelle case. Inoltre, in alcuni edifici sono ben visibili delle crepe provocate dal terremoto. “Piccoli crolli ad Acquaviva Collecroce. Anche un lampione della pubblica illuminazione è caduto. La gente è tutta in strada, c’è molta paura”, aveva dichiarato il sindaco Francesco Trolio. La fascia tricolore, questa notte, ha aperto il campo sportivo per fronteggiare le emergenze.