NAPOLI – Dalla seconda guerra mondiale combattuta in Libia all’altoforno dell’Italsider di Bagnoli, da un amore vissuto di nascosto ad una barchetta di un metro e mezzo per rifugiarsi in mezzo al mare. E’ un secolo di storia Italiana incisa negli occhi di Benedetto Giovanni Pensato, che ieri ha compiuto 100 anni tondi tondi.
Dalla Seconda Guerra Mondiale all’altoforno di Bagnoli
Nato alla fine della Prima Guerra Mondiale il primo settembre di 100 anni fa, Giovanni dalle terre siciliane è arrivato a Napoli per fare il militare. Ricorda il fascismo, ma non vuole parlarne. Ricorda la seconda guerra mondiale: “Ho combattutto in Libia, dal 1934. A Tobruch. Fu sede di importanti battaglie tra il ’40 e il ’42, prima di essere riconquistata successivamente durante la seconda battaglia di El Alamein. Io riuscì a tornare in Italia prima, perché il generale mi prese in simpatia e mi riportò a Nisida. Altrimenti chissà che fine avrei fatto. Forse non sarei qui a raccontarlo”, negli occhi vispi e svegli di Pensato nel raccontare questi episodi scende un velo di tristezza mista ad ansia. Sono momenti che non si dimenticano nemmeno lungo tutto il corso di una vita.
Una volta tornato a Napoli, le fatiche della guerra diventano acqua passata. “Sempre sorridente, quasi mai arrabbiato. Papà durante tutta la nostra vita non ha mai avuto eccessi severità con noi”, ci raccontano le figlie Rosaria e Rita. “Trovai lavoro al ‘cantiere’, all’Italsider. Sono stato con la Salatti per 20 anni, una azienda dell’indotto interno dell’Ilva. Ricordo la vita di fabbrica, gli scioperi e le tante battaglie combattute. Per fare un esempio: l’auto ce l’aveva solo il direttore, noi altri andavamo in bici. Sono stati fatte grandi conquiste in termini di diritti e dignità dei lavoratori”, Giovanni era manovale metallurgico, lavorava tra l’altoforno e i treni. Un lavoro difficile, pesante e pericoloso. “Prima venni trasferito in Iclot, poi sono andato in pensione prima perché mi infortunai al piede. Era il 1978. Ora ho il 35% di invalidità. Ricordo che ci davano la ‘quindicina’, ci pagavano di 15 giorni in 15 giorni. Con le battaglie operaie poi è fortunatamente cambiato tutto”. Nelle parole di Giovanni c’è tutto quello che l’Italsider ha significato per un quartiere come Bagnoli. Così come è inciso sulla targa regalata dagli amici per la sue pensione: “Uniti nella lotta”.
Nei 100 anni di Giovanni l’Italia che cambia
Attraverso i suoi 100 anni, si possono scorgere anche i costumi e le usanze di un Italia in forte cambiamento. “Ho conosciuta Maria a Napoli. Ci innamorammo ma non ci era permesso vederci, frequentarci. Ricordo una passeggiata ‘fuggiasca’ a via Roma: era il 1940 ed ho ancora la foto di noi due nel portafogli. Vivendo sul mare ci Coroglio, per vederci di nascosto ci raggiungevamo a nuoto. Uno incontro all’altro”, ed eccoci arrivati al mare. Al mare e alla pesca, grande passiome coltivata finché il fisico ha retto: “Uscivo sempre e pescavo tanto. Si facevano bei soldi rivendendo i polipi a qualche ristorante o ai bagnanti. Il mio rapporto col mare è sempre stato speciale. Ricordo, e le mie figlie ancora di più, una mareggiata improvvisa. Io ero uscito in barca, loro non mi videro tornare per ore. Riuscì a rifugiarmi sotto una grotta del pontile di Nisida, ‘A grotta degli Sposi. Dovevo aspettare che il mare calasse e mi misi a pescare per passare il tempo. Perché no? Quando tornai a casa con il pescato del giorno avranno pensato che fossi impazzito”.
Gli amici di oggi e di sempre
In tanti sono corsi a festeggiarlo. Dagli amici di sempre come Vincenzo Principe agli amici dei figli: Felice e Nazzareno Pecoraro, Rosaria Romano e tanti altri. “Continueremo a vederci il Napoli assieme, altra sua grande passione. Ripercorrendo con la sua vita e i suoi racconti 100 anni di storia italiana”, racconta commosso Vincenzo Principe. Tanti auguri Giovanni.