Libia, accordo per la tregua dopo 9 giorni di scontri e almeno 60 morti

Tra i promotori dell'accordo internazionale Italia, Gran Bretagna e Francia. Flusso di 2.000 migranti in viaggio verso le nostre coste.

AFP PHOTO / MAHMUD TURKIA

TRIPOLI – Dopo nove giorni di combattimenti a Tripoli e almeno sessanta morti tra cui donne e bambini, le milizie libiche hanno raggiunto un accordo per deporre le armi. Una tregua raggiunta al tavolo convocato dall’Onu intorno al quale si sono seduti tutti i gruppi armati coinvolti nel conflitto.

Anche l’Italia promotrice dell’intesa

L’intesa è stata accolta con sollievo dall’Italia. Tramite il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi il Paese ha ribadito ancora una volta il suo sostegno all’esecutivo del premier Faez Al Serraj. In un vertice convocato ad hoc dal premier Giuseppe Conte con il vicepremier Matteo Salvini si è discusso soprattutto del dossier immigrazione, strettamente legato alla situazione libica. Cresce infatti, nei palazzi della politica, il timore di un possibile incremento delle partenze dei barconi dei trafficanti, favoriti dall’instabilità sull’altra sponda del Mediterraneo.

Migranti in fuga verso le coste italiane

L’ultima notizia è che, approfittando del caos, quasi 2.000 migranti africani sarebbero fuggiti da un centro di detenzione vicino all’aeroporto di Tripoli. A Palazzo Chigi si sono limati anche i dettagli sulla conferenza sulla Libia in programma a novembre. L’Italia puntera infatti a confermare il suo ruolo di mediazione nel Paese. Moavero continua a tessere la sua tela con una serie di contatti telefonici, ultimo in ordine di tempo quello con lo stesso Serraj. Prima ancora di discutere di elezioni – ha anticipato il ministro – il tema prioritario dell’appuntamento di novembre “sarà la sicurezza, pre-condizione per lo svolgimento del voto”. Un tema su cui Italia e Francia hanno finora registrato una distanza, con l’Eliseo che ha continuato a insistere perché i libici vadano alle urne entro dicembre.

Distanza con la Francia

Da Parigi, però, è arrivata stasera una nota conciliante del ministero degli Esteri. “Non siamo contro contro l’Italia e sosteniamo l’iniziativa di organizzare una nuova conferenza”. Ma Salvini ha insistito con le accuse più o meno velate: “Gli interessi economici di altri non devono prevalere sul bene comune che è la pace”. Il ministro degli Interni si è detto poi “disponibile a correre qualche rischio” pur di tornare presto in Libia.

Il ‘cessate il fuoco’ al termine di una giornata di scontri

Sul terreno, il cessate il fuoco a Tripoli è arrivato alla fine di una nuova giornata di scontri. Le milizie hanno sparato soprattutto lungo la via dell’aeroporto, a circa 17 chilometri in linea d’aria dal centro di Tripoli. Sono stati sparati anche razzi. Dopo quello che qualche giorno fa ha sfiorato l’ambasciata italiana, stavolta è toccato all’edificio dell’ambasciata statunitense essere lambito da un incendio.

L’invito al rispetto della tregua di Italia, Gran Bretagna e Francia

Un appello al rispetto del cessate il fuoco in Libia è stato lanciato da Italia, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti. L’appello e diretto a “tutte le parti in causa” in una nota congiunta dei rispettivi governi. Oltre a sottolineare il risultato raggiunto, si auspica la riconciliazione e la ripresa di un processo politico di pace a guida libica.

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