RAGUSA (LaPresse) – Adescavano giovani omosessuali fingendosi partner interessati e poi, una volta da soli, li massacravano di botte e li derubavano. E’ successo più volte nella zona industriale dell’ippari di Ragusa. I presunti colpevoli, originari di Vittoria e Acate, sono stati tutti arrestati. Mentre tre di loro erano finiti in manette già ad agosto, le indagini dell’ultimo mese sono riuscite ad individuare altri due rapinatori. Di cui uno minorenne.
I capi d’accusa
Tutti i componenti della banda sono accusati di aver commesso più rapine, estorsioni, lesioni gravi e violenza privata. Reati aggravati, secondo gli inquirenti, “dall’aver agito in luogo isolato, di notte. Ed approfittando di circostanze di tempo e di luogo tali da ostacolare la privata difesa e con scopi discriminatori”. Le vittime hanno subito lesioni “guaribili” dai 7 ai 30 giorni.
La prima di una serie di rapine è avvenuta nella zona industriale di Vittoria, in provincia di Ragusa, a fine giugno. La vittima, convinta di poter incontrare un partner interessato, sarebbe stata prima avvicinata da uno sconosciuto. E poi invitata da quest’ultimo a spostarsi in una zona più appartata per scambiare due chiacchiere. Le chiacchiere, una volta parcheggiata la macchina, si sarebbero presto trasformate in insulti, minacce e botte.
La dinamica dei fatti, dall’aggressione alla rapina
L’aggressore, che veniva raggiunto da complici per picchiare ancora la vittima, avrebbero intimato al malcapitato di prelevare dal bancomat più vicino, ad Acate. Presentandogli il prelievo come l’unica possibilità di interrompere i pestaggi.
La seconda rapina, eseguita con lo stesso modus operandi, avrebbe visto gli aggressori brandire addirittura un guinzaglio del cane. Che sarebbe stato usato per colpire ripetutamente la vittima. Rivolgendole insulti omofobi.
L’intervento delle forze dell’ordine di Ragusa
Dopo le prime due rapine, gli investigatori della Squadra mobile e del commissariato di Vittoria hanno scoperto altri tre fatti simili. Gli impianti di videosorveglianza installati nell’area delle rapine hanno ripreso alcuni aggressori nel momento in cui arrivavano con gli scooter, fingevano interesse per le vittime e salivano sulle loro auto, mentre altri rimanevano nascosti per poi seguire i mezzi isolati e partecipare alle rapine.
Tutte le vittime, assistite dagli investigatori, hanno riconosciuto i presenti autori dei reati, che agivano a volto scoperto. La polizia scientifica ha sottoposto gli ultimi due catturati ai rilievi fotodattiloscopici e in seguito li hanno portati uno nel carcere minorile di Catania e un altro a casa, a disposizione dell’autorità giudiziaria.