BERLINO– La Germania non è tutta rose e fiori. E a raccontarlo sono gli stessi immigrati italiani. “Mi hanno comunicato che avevo quindici giorni di tempo, visto che non potevo provvedere a me stessa, per trovare un lavoro. Altrimenti mi avrebbero rimpatriato e avrebbero pure pagato il viaggio a me e alle bambine”. A raccontare la vicenda è una donna italiana che si è trasferita in Germania nel 2013.
Niente sussidio sociale, e non sarebbe l’unico caso
Dopo aver smesso di lavorare in seguito a una gravidanza, la donna è andata a chiedere il sussidio sociale. Dopo tre mesi di attesa è stata convocata dall’ufficio per gli immigrati che le ha dato l’ultimatum. Ma non è un caso isolato e sono in molti ad aver avuto comunicazioni simili. Prima a voce e poi per lettera. Le minacce di espatrio nei confronti di italiani che non lavorano o non lo stanno cercando sono almeno un centinaio, soprattutto nel Nord Reno-Westfalia. E riguardano, riferiscono esponenti dei patronati intervistati dalla Radio, anche situazioni di grave difficoltà, come donne in avanzato stato di gravidanza.
Cinque mesi per il sussidio, Merlo: “Atteggiamento che nega un diritto fondamentale ai cittadini dell’Ue”
Alla base della vicenda c’è una legge di due anni fa che ha elevato da tre mesi a cinque anni il periodo di permanenza in Germania che consente di accedere ai sussidi sociali. La filosofia della legge tedesca è stata la volontà di ridimensionare uno stato sociale ritenuto troppo generoso che attraeva troppi ‘stranieri’ europei, i quali, facendo leva sul principio della libera circolazione, sfruttavano il sistema in una dimensione che a Berlino si era giudicata eccessiva.
La vicenda è stata commentata dal sottosegretario agli Esteri, Ricardo Merlo: “Se fosse vero, l’atteggiamento della Germania sarebbe molto grave e andrebbe a colpire l’essenza stessa della Ue. Sarebbe un paradosso. L’Italia sotto accusa perché cerca di difendere l’Europa dall’immigrazione illegale e la Merkel che starebbe colpendo un diritto fondamentale dei cittadini Ue”. E aggiunge: “Chi è che difende davvero l’Unione Europea? Chi lavora per proteggerne i confini o chi starebbe preparandosi a cacciare dal proprio Paese cittadini europei?”.