Brexit, Theresa May al partito: “Uniti per la fase più difficile”. E balla ‘Dancing Queen’

La prima ministra sostiene che il suo piano sia l'unico adatto a proteggere l'occupazione e il commercio

in foto Theresa May

MILANO (LaPresse) – La prima ministra britannica, Theresa May, ha fatto appello al suo partito Tory perché resti unito, di fronte alla “fase più difficile dei negoziati” sulla Brexit. Se non ci sarà unità, avverte, si potrebbe addirittura “non avere proprio una Brexit”. La premier ha parlato dal palco del congresso annuale del suo partito conservatore, dove è arrivata accennando un balletto sulle note della canzone ‘Dancing Queen’ degli Abba.

Theresa May ruba la scena

Un siparietto autoironico, dopo che fu presa in giro quando durante una visita in Sudafrica ballò con dei bambini e i media bollarono il suo stile come “robotico”. Ma anche un messaggio politico, per mostrare di essere a suo agio nella leadership del suo partito Tory nonché dei negoziati della Brexit.

La richiesta di unità al partito

“Dobbiamo essere uniti, perché entriamo nella fase più difficile dei negoziati”, ha detto May ai colleghi del partito, ricevendo un forte applauso. “Se restiamo assieme e se teniamo i nervi saldi, so che possiamo ottenere un accordo soddisfacente per il Regno Unito”, ha aggiunto. May è sotto pressione infatti non solo da Bruxelles, per trovare un accordo sul divorzio della nazione dal blocco comunitario. Ma anche all’interno del suo stesso partito, dove affronta una ‘ribellione’ interna guidata dall’ex ministro degli Esteri, Boris Johnson.

Per l’ex sindaco di Londra, May porterà il Paese a cedere alla volontà e al controllo dell’Unione europea. E il suo piano Chequers non è adeguato. La premier lo ha invece difeso nel suo discorso, aggiungendo: “Nessuno vuole un buon accordo più di me” sulla Brexit. Ma “non un accordo a ogni costo: il Regno Unito non ha paura di uscire senza accordo, se deve farlo”.

La fase più difficile della Brexit e l’accordo con l’Ue

Tuttavia, ha proseguito che “bisogna essere onesti”: senza un’intesa sui termini del divorzio con Bruxelles, “ci sarebbero difficoltà”. Anche se il Regno Unito, con le sue potenzialità e la “sua resilienza”, riuscirebbe ad andare avanti e prosperare. E ha ribadito ciò che aveva già detto a proposito dell’Ue: “Tratterò l’Unione europea con nient’altro che rispetto. Il Regno Unito si aspetta la stessa cosa”. E poi, mostrando ottimismo: “Credo appassionatamente che i nostri giorni migliori siano davanti a noi, che il futuro sia pieno di promesse. Non lasciate che nessuno dica che non abbiamo ciò che è necessario: abbiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno per avere successo”.

No a un’intesa a tutti i costi

Johnson e gli euroscettici non vogliono una stretta partnership con Bruxelles, ritenendo che questo tradirebbe la volontà del popolo che al referendum del 2016 ha votato per dire addio al blocco comunitario. Secondo alcune voci, Londra sarebbe pronta a cedere su alcuni controlli sui beni che passano tra l’Irlanda del Nord e Regno Unito, per evitare i controlli alla frontiera con l’Irlanda.

May nel suo discorso ha insistito nell’affermare che il suo piano sia l’unico adatto a proteggere l’occupazione e il commercio, evitando anche i controlli al confine di terra irlandese. E a proposito del referendum, ha ribadito di escludere che se ne possa tenere un secondo: “Lo chiamano voto popolare, ma abbiamo già avuto un voto popolare e il popolo ha scelto di lasciare. Sarebbe un voto politico: i politici hanno detto alla gente che ha sbagliato la prima volta, e che deve scegliere di nuovo”.

di Agnese Gazzera

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