Ponte Morandi, la tesi di Marioni: il crollo potrebbe essere dovuto dalla caduta di una bobina da un camion

Secondo il perito Agostini Marioni l'impatto di un grosso rotolo d'acciaio sull'asfalto sarebbe paragonabile ad una cannonata.

Concessione senza segreti
Foto Marco Alpozzi/LaPresse - Il ponte Morandi crollato il 14 agosto

GENOVA – Il crollo del ponte Morandi potrebbe essere statl causato alla caduta di una pesante bobina da un camion. È l’ipotesi agghiacciante – ma tutt’altro che irrealistica – formulata da Agostino Marioni, ingegnere ex presidente della Alga. La società si occupò dei lavori di rinforzo della pila 11 nel 1993.

“Come una cannonata”

“In un primo momento avevo pensato che la causa del crollo fosse la corrosione degli stralli. Poi vedendo alcuni video ho iniziato a ipotizzare che a far collassare il viadotto potrebbe essere stata la caduta del rotolo di acciaio trasportato dal camion passato pochi secondi prima. Secondo i calcoli che ho fatto se il tir, che viaggiava a una velocità di circa 60 chilometri orari, avesse perso il rotolo che pesa 3,5 tonnellate avrebbe sprigionato una forza cinetica pari a una cannonata. Verificarlo è semplice. Basta controllare se sul coil ci sono tracce di asfalto”.

La genesi dell’ipotesi

Marioni è stato sentito come persona informata dei fatti in procura dal pm Massimo Terrile che indaga sul crollo del ponte Morandi che il 14 agosto 2018 ha causato 43 morti. L’idea che il camion potesse avere avuto un ruolo nel crollo del viadotto Polcevera era stata sollevata nei primi giorni dell’inchiesta dalla Procura e dai militari del primo gruppo della guardia di finanza, diretti dai colonnelli Ivan Bixio e Giampaolo Lo Turco. Tuttavia gli investigatori non avevano mai preso un considerazione l’idea che il mezzo, il suo peso e l’eventuale perdita del rotolo d’acciaio potessero essere la causa diretta del crollo.

I problemi di corrosione

Marioni nel 1993 era presidente della società Alga, che si era occupata dei lavori di rinforzo della pila 11, la quale “aveva problemi di corrosione legati a un difetto costruttivo. I cavi all’interno degli stralli non vennero sistemati bene per cui il calcestruzzo non li aveva perfettamente avvolti. Per questo si sono corrosi. Anche le pile 9 e 10 presentavano qualche problema ma in misura minore, di poco rilievo”.

“Non abbattete i resti del ponte”

Marioni, che oggi lavora in Cina, ha anche sostenuto che quel che resta del viadotto “non va demolito. Sarebbe come demolire il Duomo di Milano perché è crollata una guglia. La soluzione migliore sarebbe quella di riparare la struttura, magari facendo le parti in acciaio e a vista”.

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