ROMA (LaPresse) – Si apre domani, davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Roma il processo a Valentino Talluto. Il 33enne sieropositivo condannato in primo grado a 24 anni di carcere per aver contagiato decine di partner con rapporti sessuali non protetti.
Il processo a Valentino Talluto
“Confidiamo nell’accoglimento dell’appello della procura sia in ordine alla configurabilità dell’epidemia che del dolo generico”. Lo sottolinea l’avvocato Irma Conti, legale di una ventina di vittime dell’uomo, che nel procedimento saranno parte civile.
Nel processo di primo grado contro Talluto, è caduta nei confronti dell’imputato l’accusa di epidemia dolosa. Per la quale la procura chiedeva l’ergastolo con due anni di isolamento diurno.
Domani il processo davanti alla Corte d’Assise
“Per l’epidemia sono chiare le prove testimoniali e del consulente secondo cui se da un caso singolo ci si può attendere al massimo da 2 a 5 contagi, se ‘se ne fanno 30 è epidemia” – spiega Conti -.
“Ciò appare evidente anche in considerazione della moltiplicazione delle fonti di contagio e delle vittime secondarie contagiate dalle ragazze. Che hanno lo stesso ceppo virale del Talluto. È parimenti condivisibile l’appello in ordine alla sussistenza di un dolo generico visto che l’imputato ha nascosto il proprio stato senza preservare le vittime, anche dopo aver interrotto le frequentazioni non le ha mai allertate neanche per indurle al controllo”.
“La rivalutazione della ‘volontà pianificatrice che per anni ha visto l’imputato ricercare la fiducia e rapporti sessuali di ogni tipo’ non può che portare alla sussistenza del dolo generico”, conclude Conti che assicura: “Le ragazze saranno in aula e assisteranno a questa ulteriore scena della loro vita segnata dal contagio”.
Oltre 30 contagi da Hiv
Talluto è accusato di 57 episodi legati ad altrettante persone. Nel fascicolo si fa riferimento a una trentina di donne infettate con rapporti sessuali non protetti, tre uomini infettati da donne diventate sieropositive a causa del sesso con lui, un bambino nato da una sua ex partner oggi sieropositiva e venticinque donne scampate all’infezione pur avendo avuto con lui rapporti non protetti.
Le partners ignoravano la patologia
Nessuna delle vittime sapeva quanto rischiava perché a nessuna Talluto aveva detto di essere sieropositivo. A tutte chiedeva di non usare il profilattico, per provare maggior piacere durante i rapporti. E tante lo accontentavano. I fatti presi in esame nel processo sono avvenuti tra il 2006. Quando l’uomo ha saputo di essere sieropositivo dopo aver fatto un test hiv, e il 2015.
Dopo aver avuto certezza di essere sieropositivo, l’uomo ha continuato ad avere rapporti, occasionali e non, sempre senza protezioni. Secondo l’accusa, non si sottoponeva a terapia retrovirale, teneva nascosta la sua condizione, infettava chi lo amava. Così, senza mai un ripensamento, per nove anni ha fatto del male a decine di persone che gli erano vicine.
La vittima che per prima ha denunciato
L’indagine, portata avanti dalla sezione di polizia giudiziaria del tribunale di Roma e prima nel suo genere in Italia, è partita dalla denuncia di una delle vittime.
Dopo aver sentito da alcuni amici in comune che l’uomo era sieropositivo, la donna lo ha incalzato chiedendo di sapere la verità. Lui negava ma quando lei, dopo essersi sottoposta al test, ha scoperto di essere sieropositiva, lo ha denunciato.
Era la primavera del 2015, il giovane aveva avuto nel corso degli anni, rapporti non protetti con decine di donne, quasi tutte giovani tra i 22 e i 30 anni. Una delle quali aveva 14 anni quando aveva fatto l’amore con lui.
di Alessandra Lemme