MILANO (AWE/LaPresse) – Il cda di Tim a maggioranza Elliott defenestra l’a.d. Amos Genish revocando “a maggioranza e con effetto immediato” tutte le deleghe e assegnandole al presidente, Fulvio Conti. Fino a domenica, quando sarà scelto il successore. Il fondo statunitense di Paul Singer preferisce non intestarsi la cacciata.
Il braccio di ferro Elliott-Vivendi
Fonti vicine a Elliott, infatti, dicono che “sebbene non fossimo stati preventivamente informati di questa decisione del consiglio, sosteniamo la revoca”. Perché il top manager israeliano era “un impedimento per la creazione di valore”. Per i francesi di Vivendi, al 23,9% del capitale di Tim ma in minoranza in consiglio, la sfiducia è “una mossa molto cinica e volutamente pianificata in segreto. Per creare la massima destabilizzazione”.
Tim, il cda sfiducia Amos Genish
Solo pochi giorni fa il cda di Telecom ha votato “a maggioranza”, come sostenuto dallo stesso Genish, una svalutazione delle attività domestiche di 2 miliardi di euro. Che ha portato in rosso i conti dei nove mesi per 800 milioni. Secondo Vivendi sarebbe stato un “vergognoso” colpo di mano di Elliott per portare al cambio del capo azienda, screditandolo. Tra i francesi e gli americani è guerra totale.
Nel pomeriggio Tim diffida Vivendi e la stampa transalpina che ha attaccato Elliott “dal diffondere ulteriori notizie false e fuorvianti, che hanno l’unico effetto di danneggiare la società e tutti i suoi azionisti”. Dando la colpa degli scarsi risultati economici allo stesso Genish – indicato da Vivendi ma sostenuto in precedenza anche da Elliott – e alle “scelte industriali” riconducibili alla società dei media della galassia Bolloré.
Domenica la nomina del nuovo ad
Il cda respinge inoltre l’accusa di non volere illegittimamente convocare l’assemblea per i revisori dei conti. Che darebbe l’occasione a Vivendi per riprendersi la maggioranza in consiglio. Tim afferma che non c’è “alcuna norma che imponga la nomina” prima dell’assemblea ordinaria 2018.
Intanto Genish, dal suo viaggio in Cina, definisce con Reuters la sfiducia del cda, convocato stamane in via straordinaria, come “un putsch in stile sovietico”. E dichiara l’intenzione di voler rimanere nel board “per combattere e difendere i diritti di tutti gli azionisti”.
I possibili scenari
La posizione di Genish si è indebolita dopo che il titolo ha perso dal suo insediamento oltre il 30% del valore in Borsa, anche se Elliott e Vivendi si rimpallano la responsabilità. Oggi, in una seduta volatile, il titolo di Tim termina in rialzo dell’1,43% a 0,538 euro. Nei mesi scorsi tra i nomi che erano circolati, potenzialmente graditi al fondo Elliott, spiccavano quelli di Luigi Gubitosi, già all’interno del board di Tim, oppure Alfredo Altavilla, anche lui consigliere ed ex capo Emea di Fca.
L’uscita di Genish arriva dopo un’apertura dello stesso alla rete unica con Open Fiber, ma con la precondizione di Tim come soggetto controllante. Secondo Bloomberg, inoltre, il manager israeliano stava trattando con Vodafone per un’alleanza sulla tecnologia 5G, per abbattere i costi dopo i 2,4 miliardi pagati per l’asta delle frequenze.
di Lorenzo Allegrini