A Roma il Macro Asilo si trasforma nel ‘Museo ospitale’

in foto Giorgio de Finis

ROMA – Una grande festa aperta a tutti. Inaugurato l’ultimo giorno di settembre il progetto sperimentale Macro Asilo che caratterizzerà il Macro di via Nizza per 15 mesi, fino al 31 dicembre 2019.

Il nuovo dispositivo ideato da Giorgio de Finis, curatore del progetto, trasforma l’intero museo in un vero e proprio organismo vivente, “ospitale” e relazionale, che invita all’incontro e alla collaborazione persone, saperi e discipline in una logica di costante apertura e partecipazione della città e del pubblico.

L’ingresso è libero per tutti

L’idea stessa di istituzione museale in questo percorso punta a essere rinnovata con l’intento di tessere una relazione nuova e prolifica tra l’arte e la città. La sperimentazione, in tal senso, riguarda proprio il Museo di arte contemporanea della città e ne indaga la sua funzione civica di istituzione che opera nel tempo presente sulla produzione di sapere, senso e conoscenza, che attraverso l’arte si riesce a mettere a disposizione delle persone.

Il Macro Asilo è il primo tassello del Polo del Contemporaneo e del Futuro che si configura come presenza complementare rispetto alle altre istituzioni come MAXXI e Galleria Nazionale, per mettere a disposizione di chi abita in città uno spettro ricco di punti di vista ed esperienze.

È da questa sfida che è partito il lavoro di De Finis, in stretta collaborazione con l’Azienda Speciale Palaexpo, che dal 1 gennaio 2018 gestisce il Museo, e la Sovrintendenza Capitolina che, in quanto struttura di Roma Capitale, preserva la responsabilità sulla conservazione e valorizzazione della collezione del Museo nonché del suo Archivio e della Biblioteca.

Per il Vicesindaco con delega alla Crescita culturale, Luca Bergamo: “Macro Asilo si inquadra in una strategia complessiva di ripensamento del ruolo delle istituzioni culturali della capitale e della loro relazione non solo con le comunità di riferimento, ma con la città tutta. Da una parte con il recente lancio della MIC, la nuova tessera di accesso gratuito ai musei civici, si è dato un deciso impulso all’aumento della partecipazione delle persone alla vita culturale di Roma e alla possibilità di conoscere e godere della sua storia e del suo patrimonio. Dall’altra con Macro Asilo si punta proprio a cambiare la modalità di relazione e non di semplice fruizione tra il Museo e il pubblico, rimettendo in discussione le forme con cui questa si è ormai consolidata nel tempo”.

Le opere d’arte in quanto prodotto finito e le mostre in quanto raccolta d’insieme delle stesse, sono solo una delle forme possibili di trasmissione di sapere e cultura. L’opportunità nuova con Macro Asilo è di andare oltre una modalità così predefinita di fruizione ed entrare invece costantemente in relazione con i produttori d’arte, con gli artisti, con il loro pensiero, i loro percorsi, il loro complesso sistema di elaborazione cognitiva.

Il fine è proprio quello di offrire nuovi strumenti e opportunità di crescita alle persone sperimentando pratiche inedite e originali. In questa modalità di relazione, il pubblico stesso in tutte le sue forme e presenze di fatto segnerà e modificherà il percorso e l’esperienza della comunità di artisti che nei prossimi 15 mesi animeranno il Museo”, spiega Giorgio De Finis, curatore del progetto.

Per consentire tutto questo si è partiti da un totale ripensamento degli spazi stessi del Museo e della sua articolazione. Il nuovo progetto di allestimento è stato realizzato dall’architetto Carmelo Baglivo.

Entrando nel Museo il pubblico si trova di fronte a uno spazio profondamente diverso potendo attraversare in maniera libera e casuale tanti diversi ambienti tematici tra cui il salone dei forum, dove a parete è presentata con una grande quadreria una selezione delle opere della Collezione, una sorta di invito “visivo” a collaborare e stare insieme; al centro di questo salone, il “Tavolo dei tavoli” opera abitabile realizzata per l’occasione da Michelangelo Pistoletto.

Tra le nuove stanze anche quella dedicata a Rome (nome plurale di città), la stanza delle parole (dedicata al vocabolario del contemporaneo), quella di lettura, la stanza dei media e della radio, le stanze-atelier (quattro spazi gemelli progettati per gli artisti che realizzano un’opera all’interno del museo). Inoltre tre “ambienti” d’artista, stanze-opera che ospitano progetti partecipati, installazioni, performance, aggiungendo, nel corso del tempo, altri 50 ambienti a tema che si sommeranno a quelli già proposti dal museo.

Il Museo è aperto dal martedì alla domenica dalle 10 alle 20 e il sabato fino alle 22

La programmazione non prevede quindi un tradizionale calendario di mostre, ma un palinsesto quotidiano di eventi, incontri, laboratori, installazioni, performances e più in generale ospita ogni altra forma e pratica che gli artisti, lavorando nel Museo, sviluppano e propongono ai visitatori.

Previste proiezioni di video d’arte su un maxischermo appositamente allestito; incontri, “autoritratti”, convegni, presentazioni e rassegne nell’auditorium e nella sala cinema. È inoltre in calendario un ciclo di lectio magistralis a cadenza settimanale, oltre ad una serie di spettacoli sul palco allestito nel foyer, che ospita, in particolare il sabato sera, musica, danza e teatro.

Il lavoro portato avanti in questi mesi nella ricerca degli artisti è stato parte essenziale del complessivo ripensamento del dispositivo museale fino a qui descritto e ha portato ad oggi alla realizzazione di un programma che comprende: 250 artisti che realizzano un’opera negli atelier del museo, 400 opere di videoarte (1 video al giorno), 50 stanze d’artista, 100 parole x 10 incontri = 1000 lezioni (dizionario del contemporaneo), 60 concerti del sabato sera, 180 lectio magistralis e 900 autoritratti.

Tra gli artisti presenti in calendario nei primi mesi di attività figurano: Michelangelo Pistoletto, Daniel Buren, Dora Garcia, Krysztof Bednarski, Pietro Gilardi, Alberto Garutti, Marzia Migliora, Liliana Moro, Pablo Echaurren, Gianni Pettena, Melania Mazzucco, Elina Chauvet, Wim Wenders, Alfredo Pirri, Gianni Asdrubali, Giovanni Albanese, Gianfranco Notargiacomo, Ria Lussi, Piero Mottola, Giuseppe Stampone, Fabrizio Crisafulli, il collettivo Stalker.

Ognuno di questi artisti lascerà al Macro il segno del suo lavoro, una moltitudine di atti, pratiche e forme di ricerca che alimenteranno per accumulazione progressiva un vero e proprio archivio materiale di questa esperienza.

Un archivio che oltre ad avere uno spazio fisico nel Museo avrà poi un costante rimando sulla rete e sui social per testimoniare e rappresentare, in maniera continuativa, e in qualche modo riproducibile, il lavoro all’interno del Museo.

A questi si aggiungono poi coloro che si impegnano nella lectio magistralis, tra i quali Nicolas Bourriaud, Claire Bishop, Jacques Rancière, Paul Preciado, Mary Ann Caws, Don Thompson, Calum Storrie, Sally Price, Juan Josè Lahuerta, Paul Werner, Peter Weibel, Michel Maffesoli, Massimo Cacciari, Giacomo Marramao, Carlo Ratti, Alessandro Dal Lago e Serena Giordano.

Il Museo si apre così alla città tutta a partire anche dalla sua relazione con il quartiere in cui si inserisce, per questo i suoi spazi diventano costantemente aperti e attraversabili in tutte le loro varie articolazioni dall’ingresso storico di via Reggio Emilia alla nuova ala di via Nizza, valorizzando anche la qualità e vivibilità dei suoi grandi volumi, dalla piazza, alla galleria al foyer. Un museo che si fa città, quartiere e ancora di più esperienza collettiva.

(LaPresse)

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