Acqua pubblica e Bagnoli. De Magistris agli ex alleati: “Dite da che parte state”

L’ex sindaco si rivolge ai consiglieri che lo sostenevano e ora votano le scelte dell’amministrazione Manfredi: “Se volete le privatizzazioni ditelo alla città”

CASERTA – La voglia di Luigi De Magistris di tornare a essere il sindaco di Napoli cresce giorno dopo giorno. Il due volte primo cittadino del capoluogo partenopeo analizza con ‘Cronache’ il momento che attraversa la città che ha amministrato e che vive e boccia completamente Gaetano Manfredi e la sua giunta. Non solo. De Magistris sfida il suo successore sui temi, riapre la questione morale, e chiama soprattutto ad esprimersi sui temi chiave per il presente e il futuro di Napoli quegli esponenti politici e non solo che avevano sposato a pieno il suo progetto e che ora sostengono posizioni diametralmente opposte.

Un anno fa ha annunciato su queste colonne la volontà di ricandidarsi a sindaco, nei giorni scorsi lo ha ribadito pubblicamente. Come si sta evolvendo il progetto di riconquistare Palazzo San Giacomo?

Non è ancora tempo di annunci ufficiali, visto che mancano due anni alle Comunali e prima ci sono le Regionali. Io non vivo di apparati e valutazioni di opportunità. Faccio scelte di cuore, passione e istinto. Se si votasse tra poco e dovessi decidere oggi, risponderei certamente che mi candido a sindaco. Voglio che Napoli sia davvero un laboratorio politico, ma non come quello di Manfredi, il partito unico della spesa pubblica, che sta spegnendo l’entusiasmo straordinario che per 10 anni aveva caratterizzato la città. Napoli può essere il luogo in cui sperimentare forme di maggiore aggregazione che vadano oltre i campi tradizionali della politica. C’è altro. C’è un mondo di associazioni, di reti civiche, di intellettuali, di movimenti. Insieme a una squadra che costruiremo potremmo dare voce al meglio di Napoli.

Ha già persone pronte a scendere in campo con lei?

Certo, ho fatto decine e decine di incontri, ho girato in lungo e in largo la città e ho percepito che c’è la volontà anche inaspettata di molta gente, non solo di sostenere, ma anche di candidarsi.

Non è quello che diceva in passato anche Bassolino quando ha deciso di tentare di ritornare sindaco?

Con Bassolino ci sono molte divergenze ma anche un elemento di contatto: nel corso del suo primo mandato stava davvero tra la gente. Quello che diceva nell’ultima campagna elettorale, però, era un elemento nostalgico, la sua è stata una parabola politica diversa. Io sono rimasto un uomo che non vive di politica e non ha bisogno della politica. Oggi, in ogni caso, sarebbe una scelta diversa da quella del 2011. Allora ero la novità rivoluzionaria in una città che affogava tra i rifiuti. Ho maturato esperienza, ho fatto anche errori politici nella parte finale del mio secondo mandato, e so come costruire una squadra per migliorare la città.

A quali errori si riferisce? Ce n’è uno in particolare del quale si pente?

Già dall’inizio del secondo mandato avrei dovuto cominciare a lavorare al 2021. Avrei dovuto costruire il passaggio dalla rivoluzione al riformismo, andando oltre la mia persona sulla quale poggiava l’esperienza politica. E così è arrivata la restaurazione.

Non avere indicato un ‘delfino’ vero e proprio è stato un altro errore?

In generale è stato un errore non aver costruito una vera e propria squadra. Anche la stessa candidatura a sindaco di Alessandra Clemente è stata una scelta fatta per privilegiare i giovani, come è giusto fare, ma non è stata all’altezza della sfida. Dal punto di vista amministrativo abbiamo fatto un miracolo. Senza soldi, con una città bombardata che era solo immondizia e Gomorra, abbiamo consegnato a Manfredi una Ferrari con il pieno di benzina che avrebbe potuto guidare con il pilota automatico. Dal punto di vista politico, però, abbiamo commesso degli errori e consentito il ritorno di un sottobosco che è tornato dentro e fuori dai palazzi istituzionali.

Cosa ritiene che la nuova amministrazione abbia rovinato del lavoro che ha portato avanti nei suoi 10 anni in Municipio?

L’anima. Noi abbiamo trasformato il sentimento popolare. Abbiamo trovato una città depressa che con noi ha ritrovato orgoglio, identità, entusiasmo, capacità di autodeterminarsi. Manfredi le sta togliendo l’anima, la passione, il riferimento politico. Non c’è mai, non è empatico, non difende la città, non la conosce. Poi c’è un altro tema che mi sta molto a cuore.

Quale?

La questione morale. Io vedo una stagione di mani sulla città: privatizzazione dell’acqua, Bagnoli, piano regolatore, parcheggi, consumo di suolo, affidamenti diretti, soldi dati agli amici degli amici. Serve più attenzione su questo. L’operazione Bagnoli, che ho descritto più volte sulle colonne di ‘Cronache’, è ai confini tra la questione morale e la questione criminale, poi non spetta a me dire se quel confine viene superato. C’era una strada e n’è stata presa un’altra, nel silenzio della politica, e non posso non chiedere a tutti di interrogarsi.

Perché c’è questa cappa di silenzio?

In città, in realtà, non c’è. La gente non si limita a mugugnare. Riflette. Ma nel mondo della politica il silenzio è totale. E, allora, mi chiedo: perché? E’ passato l’entusiasmo perché durante la nostra amministrazione c’era dialogo e dibattito e oggi invece no? Può darsi. Oppure è perché adesso c’è un campo largo diverso fatto di affari, business, soldi, finanziamenti? Le scelte vengono prese in stanze chiuse e poi scopre che a Bagnoli non si rimuove più la colmata, che si cede l’area a una società per azioni che fa capo alla Governo in cambio dei soldi per l’operazione, che in realtà avevamo ottenuto noi e che De Luca dice addirittura che sono della Regione. A Napoli si chiama gioco delle tre carte, praticamente una truffa politica. Credo che nella base dei 5 Stelle e del Partito democratico, i valori della moralità, dell’acqua pubblica, delle bonifiche, della partecipazione, siano sentiti. E allora interrogo tutti su questo.

Interroga anche i consiglieri comunali che l’hanno sostenuta in passato e che ora appoggiano l’amministrazione Manfredi?

Ci sono consiglieri, che considero amici, che hanno votato l’acqua pubblica. Ora cosa dicono? Hanno sbagliato quando sostenevano l’amministrazione De Magistris? Devono scegliere da che parte stare. Hanno votato l’acqua pubblica e ora sulle privatizzazioni tacciono tutti. Su Bagnoli hanno votato i progetti che abbiamo portato avanti noi, le nostre ordinanze. Ora cosa dicono? Sul fatto che la bonifica è stata messa da parte e i lavori sono cominciati dai parcheggi, cosa pensano? Bagnoli è la madre di tutte le battaglie. Siamo riusciti a vincerla. E ora mi spiace vedere che chi ci ha sostenuti si volta dall’altra parte. Su Bagnoli, acqua pubblica e Scampia devono prendere la parola, non possono tacere. Sono persone che erano in piazza insieme a noi, che hanno votato le nostre delibere. La coerenza è un valore in politica. Possono anche riconoscere di aver fatto degli errori. Se ritengono di avere sbagliato a votare l’acqua pubblica, se la vogliono privatizzare, lo dicano. Se ritengono di volere Bagnoli con le speculazioni, lo dicano. A proposito, è incredibile che il sindaco non abbia ancora detto che gli ha affidato le consulenze per le quali ha patteggiato con la Corte dei Conti.Pesa il fatto che le intese siano così trasversali in Consiglio?

Anche in via Verdi sta nascendo il partito della spesa pubblica. Manfredi gode di una grancassa mediatica di favore, ha ottimi rapporti con il governo nazionale, ha un consenso nel potere generalizzato. Eppure Manfredi non prende. Manca anche in eventi importanti come la commemorazione di Giovanbattista Cutolo. E da presidente dell’Anci, ruolo per il quale gli auguro ogni fortuna, sarà ancora più assente.
Il turismo comincia a perdere qualche colpo stando agli ultimi dati.

L’ondata di visitatori durante l’amministrazione Manfredi è stata merito del nostro lavoro e dello scudetto del Napoli. Lui ora dovrebbegovernare il fenomeno. E non lo fa. Sta riuscendo nell’impresa di far diventare un problema quella che è una risorsa straordinaria. Non affronta il caro-affitti, la pianificazione commerciale, la gentrificazione, la turistificazione, la sicurezza. Noi abbiamo salvato Napoli col turismo e la cultura e ora sembra che Napoli debba salvarsi dal turismo.

Come si governa il fenomeno per frenare le enormi diseguaglianze sociali che sta provocando?

Ci sono degli strumenti che un’amministrazione può mettere in campo: si possono mettere, ad esempio, dei limiti alla presenza di strutture ricettive in un palazzo. E poi serve la pianificazione commerciale. Il rischio concreto è che i napoletani giovani e il ceto medio, scompaiano. Napoli senza i napoletani è finita. E poi c’è affrontare la turistificazione. Si deve dialogare con le categorie per trovare soluzioni. Ma se Manfredi esordisce con l’ordinanza contro panni stesi e bambini che giocano a pallone vuol dire che non ha idea di cosa sia Napoli. Interroghiamoci, finché siamo in tempo, su cosa sarebbe una Napoli senza i napoletani.

Crede che troverà Manfredi tra i suoi avversari alle prossime Comunali?

Ultimamente ha detto che sta pensando di ricandidarsi. In ogni caso non mi interessa. Se dovessi confermare la scelta di candidarmi dovrò pensare soprattutto a chi riuscirò a portare con convinzione ed entusiasmo dalla mia parte. Sarebbe una bella sfida avere Manfredi come competitor.

Il governatore De Luca, invece, secondo lei si candiderà per un terzo mandato in Regione?

La sua intenzione sembra quella. Personalmente non ho mai fatto invettive e lotte contro il terzo mandato. Sono sempre favorevole al ricambio della politica e al rinnovamento ma non imposto per legge. Credo che chiunque abbia il diritto di sottoporsi al giudizio degli elettori, soprattutto al Comune e alla Regione dove c’è l’elezione diretta. E’ paradossale che il vincolo ci sia sui territori e non in Parlamento, dove invece uno sbarramento sarebbe realmente necessario. De Luca è determinato a candidarsi, vedremo. E in qualche modo anche noi vorremmo essere della partita.

Perché, secondo lei, nessuno si ribella più?

A Napoli è scattata la rassegnazione. La gente ha capito che le decisioni oggi sono prese in luoghi altri, ristretti, con il puzzo del compromesso morale. Poi c’è un altro elemento: questa amministrazione ha molti soldi. E li spende con affidamenti diretti, esternalizzazioni, incarichi fiduciari, evidentemente il popolo resta fuori tutto questo. Io, però, non sono affatto rassegnato. Colgo molta energia sotto questa cenere, vedo che i napoletani hanno voglia di partecipare. E’ una sfida complicata, perché il sistema di potere che oggi c’è in città è forte, ma Napoli è una città imprevedibile, che mantiene una sua forza autonoma, una sua energia, un suo anticonformismo, un suo senso di ribellione che però va alimentato. La vera caratteristica della nostra esperienza di governo è stata una connessione gramsciana tra il popolo e chi ha governata, quello è stato il vero segreto.

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