NAPOLI – Non è un’abitudine prettamente ‘italiana’, ma consumare tè e tisane è tra le coccole a cui in tantissimi non riescono a fare a meno. Di primo mattino a colazione, come spuntino pomeridiano accompagnato da un dolce o la sera prima di coricarci, sorseggiare una tazza di infuso fa bene al corpo, allo spirito e alla mente. Ma, se parliamo di filtri non riciclabili, non fa bene all’ambiente. Il filtro di un tè o di una tisana è infatti generalmente composto da materiale termoplastico non biodegradabile. Materiali, oltre a non essere ottimali per la salute a causa dei residui che potremmo inavvertitamente immettere nel nostro organismo, una volta rilasciato nell’acqua bollente l’infuso che contiene, va a finire o nel sacchetto dell’umido o in quello dell’indifferenziato. Alcune aziende vendono inoltre il tè in eleganti bustine di nylon, materiale ancor più pericoloso per l’ambiente.
Una precisazione tuttavia va fatta: la sensibilità nei confronti dell’ambiente negli ultimi anni è certamente cresciuta e con essa l’attenzione di molte aziende nei confronti delle tematiche ecologiche. Un po’ per adattarsi alle nuove esigenze del mercato, e quindi per risultare più convincenti agli occhi del cittadino oggi più preparato sull’argomento ecosostenibilità, un po’ come mission di molte case produttrici di alimenti di consumo ordinario. Detto ciò, sono diverse le aziende di tè che oggi producono i loro filtri così da risultare 100% naturali. Si tratta, però, spesso, delle aziende più prestigiose che possono permettersi di adeguarsi al cambio dei tempi, ma il prodotto venduto è più caro. Il cittadino che preferisce il risparmio e la convenienza finirà quindi per acquistare il tè di una marca secondaria, i cui filtri risultano essere invece indifferenziati.
In questi casi, per ogni tazza di tè che beviamo immettiamo nell’ambiente una bustina altamente inquinante. Stiamo parlando di un rifiuto di piccole dimensioni, ma, se proviamo a fare un banalissimo calcolo pensando a tutte le bustine di tè che ciascuno di noi ha finora bevuto e moltiplicando quel numero per tutte le persone che hanno la nostra stessa abitudine, ci rendiamo subito conto di quanto questo numero diventi gigantesco. Ma cosa si può fare per non ingolfare il ciclo dei rifiuti, continuando al contempo a coltivare la nostra passione per il tè? Un’alternativa all’infuso c’è ed è molto semplice: quella di acquistare, presso un’erboristeria di fiducia, direttamente le erbe sfuse che andremo poi a immettere in acqua con l’aiuto di un piccolo filtro. Si tratta di una soluzione vantaggiosa sotto molti punti di vista, a cominciare da quello economico. Un sacchetto di erbe sfuse può durare molto più a lungo di una confezione di tè, ma il prezzo è nettamente inferiore. L’aspetto migliore di questa soluzione riguarda la qualità del nostro infuso: sarà puro e non filtrato, dunque più gustoso, intenso ed efficace di una bustina di tè commerciale. Ciò che resta del nostro infuso, e cioè la ‘pallina’ di erbe bagnate, può esser gettato tranquillamente nell’organico, e si tratta di un rifiuto non inquinante dal momento che consta di foglioline tritate. Per chi possiede un piccolo orticello, peraltro, l’infuso può anche essere disperso sul terreno o addirittura sepolto sotto qualche manciata di terreno per la nascita di una nuova piantina. Un piccolo cambio di abitudine che, su larga scala, può ridurre significativamente l’impatto ambientale.
Addio alla bustina: ecco il fai da tè
Molti filtri in commercio contengono materiali inquinanti e non sono sostenibili. L’alternativa è acquistare le erbe sfuse: la nostra tazza di infuso sarà più gustosa ed efficace. Fa bene al corpo, allo spirito e all’ambiente