VERONA – I giovanissimi europei sono sempre più attirati dalle ‘bionde’. Lo afferma una ricerca dell’Università di Verona nell’ambito del progetto Alec grazie al finanziamento europeo Horizon 2020. Dallo studio, i cui risultati sono stati pubblicati dalla rivista “Plos One”, coordinato da Deborah Jarvis del National heart and lung institute dell’Imperial College of London è emerso che sempre più giovanissimi nel nostro continente sono attratti dal fumo di sigarette.
La fascia d’età
La fascia incriminata è quella che da dagli 11 ai 15 anni con un incremento del 50 per cento dal 1990 ad oggi.
L’intervista
Il professore Alessandro Marcon, dell’ateneo scaligero spiega che “i Paesi colpiti dal fenomeno sono quelli del sud Europa, Italia compresa”. Vanno decisamente meglio nelle statistiche le nazioni del Nord del continente, ma non tanto grazie a prevenzione ed educazione, bensì per l’alto costo del pacchetto di sigarette (intorno i 10 euro), che fa da deterrente. Anche in Francia il governo Macron sta pensando di agire nello stesso modo. “La ricerca – spiega – è stata condotta analizzando congiuntamente i dati di sei indagini epidemiologiche nazionali e internazionali, ottenendo delle valutazioni separate per quattro regioni geografiche cioè Nord, Sud, Est e Ovest Europa”.
“Il risultato più preoccupante dello studio – sottolinea – riguarda i giovanissimi e il loro rapporto con il fumo; nella fascia 11-15 anni si è osservato un aumento dei nuovi fumatori dal 1990 in poi, con tassi che nell’Europa dell’Ovest, Belgio, Francia, Germania, Paesi Bassi e Svizzera hanno raggiunto i 40 nuovi fumatori ogni 1000 giovani per anno; e circa 30 per 1000 l’anno in Europa del Sud: Italia, Spagna e Portogallo”. Una proiezione che, sull’arco temporale monitorato, arriva ad un +50%.
Fumo prima causa di mortalità evitabile
Per quanto riguarda invece il consumo di tabacco nella fascia tra i 16 e i 20 anni il dato è invariato negli anni. La preoccupazione dei ricercatori è che il fumo è la prima causa di mortalità evitabile nel Mondo; ma che, non necessariamente attraverso il Dna, può essere fattore di predisposizione per le future generazioni.
“Abbiamo ricostruito la storia di esposizione al fumo di 120 mila cittadini residenti in 17 Paesi europei – aggiunge Marcon, docente di Epidemiologia e Statistica medica e primo autore di questo lavoro – per valutare i trend temporali nell’incidenza di nuovi fumatori in un periodo di 40 anni. L’obiettivo del progetto Alec è studiare i fattori di rischio delle malattie respiratorie, con particolare attenzione alle esposizioni, come quella al fumo, i cui effetti avversi potrebbero coinvolgere le generazioni successive, e valutare il potenziale impatto degli interventi di salute pubblica mirati a contrastarli”.
Si fuma più al Sud che al Nord
Nella fascia di età tra i 16 e i 20 anni, la proporzione di giovani che iniziano a fumare è diminuita in modo rilevante dal 1970 in poi, “tranne che nell’Europa del Sud (Spagna, Italia e Portogallo), dove l’incidenza di nuovi fumatori in questa fascia è stabile dal 1990 ad oggi, con livelli molto elevati, tra i 60 e gli 80 nuovi fumatori ogni 1000 adolescenti l’anno”, prosegue Marcon.
Il ricercatore poi conclude: “La diminuzione è stata invece costante nel Nord Europa, ovvero nei Paesi scandinavi e nel Regno Unito. Nei Paesi che hanno conseguito i migliori risultati nel controllo del tabacco in Europa il tasso di nuovi fumatori nella fascia 16-20 anni era di 20 nuovi fumatori ogni 1000 cittadini per anno nel periodo 2008-2009”.