Affare tabacco, al clan dei Casalesi flusso da 75mila euro l’anno

Somme garantite dal commercio delle foglie coltivate tra S. Maria C.V. e S. Tammaro

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Foto LaPresse - Marco Cantile

CASAL DI PRINCIPE – Carcerati da mantenere, stili di vita lussuosi, investimenti. Nel pieno della sua forza militare, il clan dei Casalesi ha incassato denaro su denaro. Un bottino che solo in parte è stato fatto emergere e che ancora adesso viaggia su binari insospettabili. Ad aiutare gli inquirenti dell’Antimafia a tracciare l’origine di questa ricchezza mafiosa sono stati i numerosi collaboratori di giustizia. Dagli uomini di vertice del clan che si sono ‘pentiti’ si attendevano informazioni proprio sulle finanze, sulla cassa, su chi avrebbe garantito denaro all’organizzazione. E Nicola Schiavone, stando ai numerosi verbali di interrogatorio resi dal 2018 ad oggi, ha dato il suo contributo.

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Tra i canali che il clan avrebbe sfruttato per incassare quattrini, ha indicato il business dei tabacchi. Informazioni che Schiavone, primogenito del capoclan Francesco Sandokan, ha fornito all’Antimafia nell’ottobre del 2018, ma che sono state rese note solo ora, in occasione dell’indagine dei carabinieri di Caserta su alcuni terreni che proprio Sandokan avrebbe comprato agli inizi degli anni Novanta, ma lasciandoli intestati (per schermarli) all’imprenditore da cui li aveva acquistati.

Un tesoretto che Ivanhoe Schiavone, nel 2022, avrebbe voluto monetizzare commissionando la vendita di quelle aree situate a Selvalonga, località di Grazzanise al confine con Casale (nei pressi dell’aeroporto militare).

La società che comprò quei 13 ettari, stando a quanto emerso nell’attività investigativa, è legata all’avvocato (e imprenditore) Mario Natale, e quando l’Antimafia ha mostrato la sua foto a Nicola Schiavone, questi ha riferito dei business portati avanti da Natale con le quote che avrebbe garantito al clan.

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Il pentito ha raccontato che l’avvocato e i suoi fratelli avrebbero avuto sempre rapporti, dal punto di vista illecito, con la sua famiglia (intendendola come clan). Il legale, ha aggiunto il collaboratore, commerciava in tabacco ed aveva una società sita in Santa Maria C.V.

L’azienda, stando al narrato del collaboratore, si occupava di acquistare il tabacco da contadini delle aree di Santa Maria e San Tammaro, che poi rivendeva quale intermediario alle aziende di trasformazione del tabacco.

Il figlio di Sandokan ha detto che l’uomo d’affari versava – in relazione a questo business – al gruppo Schiavone la somma di 75 mila euro all’anno. E, ha chiarito, non si trattava di una somma estorsiva. Alla corresponsione di questa somma si accompagnava – dice il pentito – una serie di vantaggi, servizi e favori di cui questi beneficiava dal clan, ed in particolare: la protezione, nel senso che la cosca Schiavone non consentiva che altri gruppi criminali dessero fastidio a Natale e alla sua attività; il clan gli consentiva di lavorare sostanzialmente in monopolio nelle zone dove l’organizzazione malavitosa aveva influenza.

In relazione all’indagine dei terreni, Mario Natale, per quanto ci risulta, non è indagato. L’acquisto dei 13 ettari a Selvalonga sarebbe stato fatto dalla sua società con l’inconsapevolezza che la proprietà reale fosse della famiglia di Sandokan (i terreni, inizialmente sequestrati, sono stati poi restituiti – la scorsa estate – alla famiglia Natale).

L’imprenditore citato da Schiavone, già nel 2008, finì sotto la lente della Dda, che lo accusava di associazione mafiosa e altri reati ‘satelliti’, ma nel corso del processo riuscì a dimostrare la sua estraneità ai fatti, ottenendo l’assoluzione.

Dopo dieci anni da quell’indagine, che non determinò contraccolpi giudiziari per l’uomo d’affari, il pentito Schiavone ha fornito altri elementi sull’ipotizzata connessione di Mario Natale con il clan. Informazioni che, logicamente, non rappresentano verità assolute, ma che vanno riscontrate e appurate.
Quindi, fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile, Mario Natale è da considerare innocente ed estraneo ai fatti riferiti dal collaboratore e ripresi dall’Antimafia nella recente indagine sui terreni.

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