MILANO – “I talebani sono alle prese con la ricomposizione di alcuni malumori interni tra vari gruppi: i pashtun del sud, i pashtun dell’est e i tagiki”, e “hanno a che fare con un Paese che non conoscono più”. Così l’alto rappresentante civile della Nato per l’Afghanistan Stefano Pontecorvo in un’intervista a Repubblica. “Non ho dubbi che mullah Baradar avrà un posto di visibilità. Non sono sicuro che sarà la figura preminente, perché è già stato ridimensionato durante i negoziati di Doha. E non credo possa nascere un governo di coalizione perché una scelta simile rischia di scassare il movimento, che Haibatullah Akhundzada deve mantenere compatto.
Gli scettici a inserire personalità non talebane sono i più forti, i capi militari, gli strateghi, e lui non può permettersi una fronda interna di questo tipo. Sarà probabilmente un governo multietnico, ma con gente loro. Magari con un paio di sciiti da fuori”, spiega, i talebani “non erano preparati, avevano un orizzonte temporale molto più lungo. Non si sono organizzati per gestire il potere e la macchina dello Stato è crollata. La devono ricostruire”. “La sussistenza per i talebani adesso sono gli aiuti umanitari, sanno che arrivano. Poi c’è la Cina, la ricchezza del Paese, i Paesi della regione, l’Iran, i sauditi”, afferma Pontecorvo, “col terrorismo Isis-K può far male perché i talebani non hanno il controllo del territorio, sono pochi”.
(LaPresse)