NAPOLI – Mercoledì sera ha ricevuto lo stesso trattamento che lui stesso aveva riservato a una coppia di fidanzati lo scorso 11 dicembre. Il suo ferimento, sotto la gragnola di colpi esplosa in corso Arnaldo Lucci (ottanta proiettili che hanno centrato anche una passante e che avrebbero potuto provocare una carneficina), ha reso agli investigatori il quadro ancor più chiaro. Nicola Moffa, 18 anni, è finito in carcere per effetto dell’ordinanza di custodia cautelare emessa nei suoi confronti dal gip Lucia De Micco del Tribunale di Napoli, su richiesta della Dda, ed eseguita nella giornata di venerdì dalla polizia di Stato. Moffa è gravemente indiziato del reato di tentato duplice omicidio aggravato dal metodo mafioso, commesso nella nei pressi delle Case Nuove nella notte dello scorso 11 dicembre, ai danni di due ragazzi, Ciro Vecchione e la fidanzata Assunta Forte, detta Susanna, entrambi 21enni. Il provvedimento cautelare è stato emesso all’esito delle indagini condotte dalla Squadra Mobile, diretta e coordinata dalla Procura distrettuale di Napoli, in relazione all’episodio avvenuto nella notte dell’11 dicembre scorso quando l’indagato, in sella a uno scooter, avrebbe affiancato l’auto su cui viaggiavano le due vittime, in piazza Carlo III, esplodendo numerosi colpi d’arma da fuoco e colpendoli entrambi. Sia Vecchione che la fidanzata Susanna hanno rischiato di morire. La giovane è stata a lungo ricoverata e le sue condizioni, in un primo momento, erano state giudicate molto gravi. A Nicola Moffa, residente alle Case Nuove, è stata inoltre riconosciuta l’aggravante di aver agito per favorire un’organizzazione criminale, nello specifico il clan Contini, in quanto dalle indagini è emerso che l’episodio delittuoso si inquadra – come sostengono dalla Dda – nell’allarmante fibrillazione in corso tra la cosca e un gruppo criminale della Sanità – i reduci del clan Misso – a cui rispettivamente sarebbero legati l’autore dell’agguato e Vecchione. Indagato a piede libero il fratello del presunto pistolero, Gennaro Moffa. I due, quella notte, erano insieme. Il provvedimento eseguito è una misura cautelare, disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione, e il destinatario della stessa è persona sottoposta alle indagini e quindi presunto innocente fino a sentenza definitiva.
Le indagini sugli spari contro Vecchione
L’agguato contro Vecchione (noto al grande pubblico per aver recitato nel film ‘La paranza dei bambini’) ha avuto subito il sapore della spedizione punitiva. Era la notte tra sabato 10 e domenica 11 dicembre. I due feriti si limitarono a riferire che, mentre erano in auto, dal nulla spuntò uno scooter e partirono i colpi. Niente tentativo di rapina, insomma, come spesso accade in questi casi. E niente colluttazione, lo stesso vale per un possibile alterco. Nulla di tutto ciò: Moffa arrivò dal nulla e azionò l’arma, dopo aver bloccato per qualche istante la marcia dell’auto. Un’azione mirata che presentò tutti i crismi dell’agguato in puro stile camorristico. Gli investigatori scavarono nelle vite delle due vittime e scoprirono che la ragazza è incensurata, mentre Ciro Vecchione era un volto noto: nell’estate 2021 rischiò la vita, anche allora per aver subito un agguato. Nella notte tra il 22 e il 23 agosto di quell’anno fu ferito a colpi di arma da fuoco mentre era sullo scooter insieme a un amico nel suo quartiere, il rione Sanità. Il 21enne era il reale obiettivo dell’agguato dell’11 dicembre. Vecchione è anche nipote di un vecchio boss del clan Misso, Ciro Armento.
L’agguato contro Moffa
Mercoledì sera, nei pressi di corso Arnaldo Lucci, un commando di fuoco composto da otto persone ha tentato di ammazzare Moffa. Ottantuno i proiettili esplosi. Nel Far west è rimasta ferita anche una donna di 68 anni, una passante. Le indagini lampo hanno consentito alla Squadra Mobile di fermare cinque uomini. L’ambiente è quello del clan Contini. Un regolamento di conti interno alla cosca, la punizione per un presunto sgarro del giovane.
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