Albero di Natale: vero o finto? Guida alla scelta

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Impatto ambientale
Impatto ambientale

La tradizione dell’albero di Natale nasconde un dilemma ambientale che si ripresenta ogni anno: è più sostenibile un modello vero o uno artificiale? La risposta non è immediata e ha richiesto un’analisi approfondita del ciclo di vita completo di entrambe le opzioni, dal processo produttivo allo smaltimento finale.

Per valutare l’impatto ecologico, gli esperti hanno utilizzato il metodo Life Cycle Assessment (LCA), lo stesso impiegato per confrontare le auto elettriche e quelle a combustione. Questo approccio ha permesso di misurare le emissioni di CO₂, il consumo di acqua, l’inquinamento generato e le conseguenze dello smaltimento.

Il fattore determinante è risultato essere il tempo di utilizzo. Un’analisi delle emissioni di CO₂ ha dimostrato che, su un singolo anno, l’albero naturale è nettamente preferibile. Tuttavia, il vantaggio si inverte con il passare del tempo: un prodotto artificiale riutilizzato per dieci anni ha un impatto cumulativo inferiore rispetto all’acquisto di dieci alberi veri, il cui smaltimento tramite compostaggio o incenerimento produce una quantità significativa di gas serra.

La stessa dinamica è stata osservata per altri indicatori ambientali, come l’acidificazione (causa delle piogge acide), la creazione di smog e l’eutrofizzazione delle acque. I modelli artificiali, spesso prodotti in Cina con PVC e trasportati per migliaia di chilometri, presentano un forte impatto iniziale. Gli alberi naturali, invece, diventano più inquinanti se il confronto si estende su più anni, soprattutto se smaltiti in discarica.

Un albero artificiale diventa quindi una scelta più ecologica solo se viene utilizzato per un lungo periodo. Sebbene gli studi indichino una soglia variabile tra i 5 e i 20 anni, a seconda dei materiali e delle distanze di trasporto, la regola generale è chiara: la longevità è l’unica variabile che ne giustifica la sostenibilità. Se si cambia addobbo ogni due o tre anni, ogni beneficio ambientale viene annullato.

Per quanto riguarda l’albero naturale, la sostenibilità dipende in gran parte da una gestione corretta a fine vita. Molti Comuni hanno attivato servizi di recupero per il compostaggio o il reimpianto, pratiche che ne riducono drasticamente l’impatto. Resta però il problema di fondo: ogni anno in Europa vengono tagliati circa 60 milioni di abeti, destinati a diventare un rifiuto dopo poche settimane.

Esistono però alternative più virtuose che superano la dicotomia “vero contro finto”. La soluzione più ecologica, in linea con i principi dell’economia circolare, consiste nell’utilizzare ciò che si ha già. Si possono creare decorazioni originali con libri, rami secchi raccolti, cartone riciclato o persino decorando una scala.

Un’altra opzione è il noleggio di alberi vivi in vaso, che vengono poi restituiti al vivaio. Questa pratica richiede cura, poiché gli sbalzi di temperatura possono compromettere la sopravvivenza della pianta. Per chi ha un giardino, l’idea migliore resta quella di addobbare un albero già presente, evitando di generare rifiuti e impatti legati alla produzione e al trasporto.

Infine, se si preferisce la praticità di un albero artificiale, la scelta più responsabile non è comprarne uno nuovo, ma cercarne uno di seconda mano. Acquistare un prodotto usato ne estende il ciclo di vita, compensando l’impronta di carbonio della sua produzione originale ed evitando la creazione di nuovi rifiuti in PVC, una delle plastiche più inquinanti.

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