MELITO – Alessandra Madonna è morta, ma per il gup il suo ex non voleva ucciderla. Di più, ha anche tentato di salvarla. E’ quanto viene riportato nelle motivazioni della sentenza di condanna per Giuseppe Varriale, imputato per la morte della 24enne di Melito. Un verdetto che ha visto la condanna di Varriale a 4 anni e otto mesi per omicidio colposo a fronte dei trent’anni invocati dal pubblico ministero che insisteva sulla volontarietà del gesto.
Le motivazioni della sentenza
Per il giudice non è stato così. “Decisiva – è stata – la condotta successiva di Varriale che si è immediatamente fermato dopo essersi accorto che qualcosa era successo, ha soccorso la vittima come poteva, l’ha portata in ospedale nell’estremo tentativo di salvarla”. “E’ evidente che tale atteggiamento cozza con una eventuale volontà di uccidere”. Il giudice fa anche riferimeno ai “punti deboli dell’attività investigativa”. Le “dichiarazioni iniziali di Varriale con le quali riferiva che la vittima si era aggrappata alla sua vettura non sono state verbalizzate a parte della polizia giudiziaria, ma risultano sottoforma di riassunto che condiziona in senso negativo la comprensione, non essendo state verbalizzate le precise parole in quei momenti”.
Ha messo in moto l’auto per allontanarsi, non per trascinare
Il magistrato fa riferimento alla percezione iniziale che parlava di trascinamento che avrebbe poi causato la morte. Si mosso con l’auto Varriale, quella notte, ma la sua intenzione, spiega il gup Antonino Santoro, “era quella di allontanarsi velocemente da quella discussione e non quella di percuotere o ledere la ragazza”. La chiosa parla di un “fatto colposo dovuto alla negligente-imprudente condotta dell’imputato per aver accelerato nonostante la presenza di Alessandra in aderenza al veicolo, nel corso di una accesa discussione”.
La difesa della famiglia Madonna insiste: “E’ stato omicidio volontario”
Dalla sua, la difesa della ragazza, rappresentata dall’avvocato Massimiliano Battagliola, continua a sostenere la tesi dell’omicidio volontario e pensa all’Appello. Alessandra morì nella notte tra il 7 e l’8 settembre del 2017 a Mugnano dopo una lite con Varriale. L’ultima volta che si sono visti, in quella tragica notte di fine estate dell’anno scorso, Alessandra e Peppe litigarono di brutto. In realtà litigavano da tempo, nonostante la storia d’amore fosse ormai finita dai mesi primaverili. Ma decisero comunque di vedersi per parlare, forse per chiarire alcuni punti ancora bui della fine dell’idillio passionale. Perché, si sa, quando un amore lungo e intenso finisce da un momento all’altro si vive spesso un periodo fatto di strascichi di emozioni e tensioni.
Una relazione tormentata
E poi, la liaison tra i due fu una storia di quelle che restano sotto la pelle per sempre. Alessandra in fondo avrebbe voluto continuarlo quel sogno, Giuseppe no. Fissarono così un appuntamento sotto l’abitazione che avevano diviso per molto tempo in via Pavese, a Mugnano. Iniziarono a discutere, i toni si accesero, Peppe mise in moto la sua automobile per andare via, per dire addio a quegli occhi pieni di vita, ma che non amava più, di Alessandra. Fu in quel momento che la ragazza cadde battendo violentemente la testa.