Alitalia, la deadline incombe: ipotesi miniproroga. Di Maio attende

Nonostante gli scontri con il governo dopo il crollo del Ponte Morandi, il Gruppo dei Benetton potrebbe alla fine essere davvero il quarto socio della newco

Foto Filippo Monteforte AFP

ROMA – Attesa e un interrogativo: quando nascerà la nuova Alitalia? Sono ore decisive per il futuro dell’ex compagnia di bandiera, visto che alla mezzanotte di martedì 30 aprile scade il termine per la presentazione di un’offerta vincolante da parte delle Ferrovie dello Strato.

Il dossier Alitalia

La triade commissariale composta da Stefano Paleari, Daniele Discepolo e Enrico Laghi attende, ma sembra farsi strada l’ipotesi di una miniproroga. Vista la situazione incerta potrebbe essere concesso altro tempo per Fs insomma, con l’auspicio, è quanto trapela da fonti vicine al dossier, di non superare le Europee del 26 maggio.

Il vicepremier Di Maio temporeggia

La situazione rimane quanto meno nebulosa, e anche il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio da Varsavia sceglie la linea attendista. L’idea è quella di aspettare martedì per capire cosa c’è davvero sul tavolo, e poi Delta e Ferrovie decideranno il da farsi. Ovvero completare l’offerta o chiedere un nuovo rinvio.

Il vicepremier, solo 24 ore prima, aveva parlato di offerte in arrivo da altri privati, ma che non “sono state ancora formalizzate”. Tra queste, anche proposte di concessionari stradali e il riferimento qui è doppio. Perché se l’opzione Toto è evaporata nel giro di pochi giorni, sembra che il gruppo Atlantia, che gestisce anche Aeroporti di Roma, sia ancora in corsa.

Il gruppo Benetton potrebbe entrare in società

Nonostante gli scontri con il governo dopo il crollo del Ponte Morandi, il Gruppo dei Benetton potrebbe alla fine essere davvero il quarto socio della newco. Rimane infatti ancora in ballo più di un quarto del pacchetto azionario: Ferrovie dello Stato avranno il 30%, Mef il 15%, come Delta. Senza accordo con Atlantia rimarrebbe solo una carta: Lufthansa, da sempre osteggiata dal M5S. IL colosso tedesco infatti punterebbe ad una compagnia super snella, con migliaia di esuberi già paventati in passato dai sindacati, mai così preoccupati.

Il nodo sul decreto Crescita

Rimane poi un altro nodo, seppur in controluce: il dl crescita ha di fatto annullato la scadenza prevista a fine giugno del prestito ponte di 900 milioni. In attesa che diventi legge, la scelta potrebbe essere però vista come aiuto di Stato dall’Ue, che monitora da mesi il caso con il commissario alla Concorrenza Marghrete Vestager. Ora però c’è altro a cui pensare, con scelte politiche che avranno un peso economico non indifferente.

(LaPresse/di Alessandro Banfo)

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