NAPOLI – Tensione nelle palazzine popolari nell’area nord della città. Da una parte i poveri e le famiglie bisognose. Dall’altra gli alloggi usati dai clan e occupati abusivamente, ammobiliati come case di lusso. Difficile denunciare. Spesso il boss abita a pochi isolati. O è il vicino nel palazzo. Ma la squadra mobile ha acceso i riflettori sul fenomeno, dopo una serie di segnalazioni tutte uguali: appartamenti popolari usati da affiliati alle cosche ‘nel lusso’ tra oro e mobilio stile Luigi XIV. Legittimi assegnatari tra degrado e precarietà. L’allarme arriva dalle associazioni del territorio, che hanno raccolto il grido di dolore di chi ha diritto ad abitare gli alloggi. Poche le indagini, per approfondire le singole vicende e ridare le case a chi vive veramente in condizioni drammatiche. Ma non c’è solo questo. Stando alle ultime informative della polizia, c’è anche una questione d’immagine. Casi abbastanza diffusi nei rioni controllati dagli Scissionisti. Ma la faccenda è molto più ampia. E riguarda anche i quartieri di Ponticelli e il rione Traiano. Andiamo con ordine. Per gli investigatori, ci sono più elementi da valutare. Il primo: ‘affidare’ case popolari dà prestigio alla cosca e crea una posizione ‘debitoria’ dell’assegnatario. Alcuni immobili vengono ‘affittati’, altri assegnati agli affiliati. E’ un modo per sostituirsi allo Stato. Alcune volte i boss – purtroppo – ci riescono. E passano per benefattori. Questo crea consenso in una parte dei cittadini. Non solo. Le case lussuose servono anche per lanciare messaggi ‘sinistri’ a chi viene convocato al cospetto dei ras. Servono per intimidire le vittime, per esempio commercianti e imprenditori. Come dire: se qui ci sono soldi, vuol dire che tutti gli altri negozianti già pagano noi e anche tu ora ti devi allineare e adeguare a questo sistema. Insomma è un altro modo per prevaricare e dimostrare la propria ‘forza’, per convincere i recalcitranti. Tant’è. I poliziotti e i carabinieri notano lo sfarzo, quando fanno i controlli ai pregiudicati sottoposti a misure: i domiciliari, la sorveglianza speciale, la libertà vigilata. Ma anche nelle normali verifiche a casa di persone ‘attenzionate’ dalle forze dell’ordine. E assicurano che il fenomeno sia molto più esteso, di quanto si possa immaginare. Tanto da avviare degli approfondimenti. La questione non è solo formale. Vengono chiamate case popolari e pure in Campania spesso di popolare hanno ben poco. Perché gli alloggi dei quartieri di edilizia popolare, che dovrebbero essere destinati alle famiglie ingenti, sono in realtà una forma di business per i clan i quali, dopo aver abusivamente occupato gli appartamenti, li cedono, dietro il pagamento di una pigione, a terzi mentre chi ne ha fatto regolare richiesta si trova, troppo spesso, ad attenderne invano l’assegnazione. E non è poco. Oltre che ad essere una sorta di bancomat, le case popolari diventano anche un simbolo per boss e affiliati, un modo per legittimare e rendere esplicito il proprio potere ed il controllo sul territorio. Mentre i legittimi assegnatari degli alloggi si ritrovano a vivere tra degrado e precarietà, i signori della camorra trasformano le case popolari in abitazioni extralusso, in pieno stile Gomorra. Poco tempo fa due box sono stati trasformati in appartamenti di lusso nel rione delle Case Celesti a Secondigliano. Lo hanno scoperto i carabinieri, che hanno sottoposto a sequestro i due garage in via Limitone di Arzano. Un intervento congiunto dei militari di Secondigliano, del Nucleo operativo Stella e delle unità cinofile: quaranta uomini in una operazione antispaccio. Ma all’arrivo delle ‘gazzelle’ i quattro ‘pali’ si sono allontanati in tutta fretta e i militari hanno scoperto i ‘box di Luigi XIV’.
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