NAPOLI – Due ragazze americane, provenienti dallo Utah, arrivano alla stazione di Napoli in tarda serata. Una delle due avverte una sensazione di pericolo. E in effetti un uomo corre e afferra l’amica al collo e al braccio. Attimi di paura. Kortney Blatter, questo il nome della ragazza che aveva percepito inquietudine nel passeggiare di notte a piazza Garibaldi, tira fuori dalla borsa un apparecchio che spruzza uno spray al peperoncino e lo utilizza contro l’aggressore, che si dilegua. Nel frattempo lo strumento, dotato di bluetooth, lancia il segnale d’allarme negli Stati Uniti, a migliaia di chilometri di distanza. E’ la stessa Kortney a raccontarlo al sito della società produttrice del Dad (Defense alert device). L’episodio, a quanto dice, risale allo scorso mese di ottobre, quando aveva appena 17 anni (e l’amica Kaylee Drennan 19).
La notizia e la pubblicità
La notizia viene ripresa dai media americani e in particolare è Good4Utah a raccontare la storia di Kortney. L’articolo, però, non si limita a riprendere le dichiarazioni della giovane americana. La giornalista Jen Jacobson riporta le dichiarazioni del cofondatore della società produttrice del Dad, Michael Teig, che accusa: “A Napoli c’è sempre tanta gente, perché nessuno è intervenuto?”, prima di spiegare le qualità dell’apparecchio di autodifesa. Alla fine dell’articolo, poi, vengono inseriti dei link che conducono il lettore alle pagine di acquisto del prodotto. Una vera e propria pubblicità. Suona strano in un articolo di cronaca, anche perché pare piuttosto esplicita. E sul web la Tigerlight ha pubblicato un video, sul proprio account ufficiale, nel quale Kortney, ‘attack survivor’ (sopravvissuta all’attacco), racconta quanto lo strumento le sia stato utile. “Penso che chiunque dovrebbe averne uno”, aggiunge.
La denuncia mancante
Ancora una volta Napoli viene raccontata come una città violenta, che può rappresentare un pericolo per i turisti, specie le donne. Il linguaggio un po’ troppo pubblicitario del racconto, però, merita un approfondimento. Viene da chiedersi: questo episodio, così orribile e squalificante per l’immagine della città, è mai stato denunciato? Così abbiamo tentato di contattare la giornalista Jacobson, che però ha ignorato il messaggio. Lo stesso dicasi per la ragazza che ha raccontato dell’aggressione. Nessuna risposta. Diversamente è andata con il ceo della Tigerlight, Teig. “La madre di Kourney aveva chiesto alla famiglia che le ospitava di segnalare l’accaduto alla polizia, ma non so se questo sia accaduto”. Così spieghiamo che, probabilmente, questo era un aspetto da accertare prima di pubblicare video e notizie. “Si, capisco che sarebbe meglio se avesse chiamato la polizia, ma non vuol dire che non sia successo. Sono certo che hanno detto la verità”, ribatte Teig. Certo, ci mancherebbe. La ragazza ci ha messo la faccia e raccontato l’episodio con dovizia di particolari. Però un fatto non verificato che getta l’ennesima ombra su una città come Napoli, che di insicurezza muore, non è il massimo della vita.
Le parole del Ceo e il codice sconto
Il Ceo di Tigerlight prova a giustificarsi: “Mi piace l’Italia, tanto. Non vorrei mai metterla in una cattiva luce. Le ragazze amano l’Italia e Napoli. Ecco perché sono andate lì. Una persona cattiva non rende Napoli un brutto posto. Tutte le città popolose hanno le loro persone malvagie”, aggiunge. Vero. Però Teig ha pubblicato sulla propria pagina social l’articolo che riguarda l’aggressione napoletana scrivendo: “Inserisci il codice sconto Italy20 per ottenere lo sconto del 20% sul Dad fino al 15 luglio”. E non sembra il massimo accostare la parola ‘Italia’ a un fatto di violenza per concedere uno sconto ai propri clienti.
La rinuncia a chiamare la polizia
Il cofondatore dell’impresa ci invia anche il testo di un messaggio della madre di Kortney, che ammette: “Per quanto ne so, le autorità di polizia non sono state informate. Speravo avvenisse, ma la donna che le ospitava non si sentiva in grado di ottenere risultati soddisfacenti segnalando l’accaduto. E comunque le ragazze erano ormai al sicuro, quindi ha ritenuto di non contattare la polizia”. Quindi oltre ad essere una città insicura, Napoli ha anche una polizia dalla quale è difficile ottenere “risultati soddisfacenti”, a quanto pare. Eppure la giovane aggredita racconta di una fuga verso una stazione di polizia distante due isolati dal luogo dell’aggressione. Ma di denuncia non c’è traccia. Nei prossimi giorni il ceo dell’azienda statunitense, che sta raccogliendo informazioni per chiarire l’accaduto, potrebbe fornire una testimonianza oculare. E ci ha chiesto di “non pubblicare alcuna informazione che riguardi le vittime o Tigerlight”. Cosa che, in realtà, è già stata fatta dalla stessa società. Che non si è preoccupata di rendere nota negli Stati Uniti (con tanto di codice sconto) una storia dalla quale l’immagine di Napoli, che sta puntando forte sulla rinascita del turismo, esce ancora una volta con le ossa rotte.