NAPOLI (Luca Rossi) – L’Italia è sesta al mondo per numero di vittime connesse al cambiamento climatico nel periodo 1999-2018. È l’allarme lanciato dal Climate risk index di Germanwatch. Nel conteggio rientrano anche i 43 morti del crollo del ponte Morandi di Genova. Il nostro Paese, ancora, è al 26esimo posto per livello di esposizione e vulnerabilità agli eventi estremi nell’arco temporale considerato, al 21esimo facendo riferimento solo all’anno scorso. Mentre la classifica per l’anno scorso vede al primo posto il Giappone, seguito sul podio da Filippine e Germania. Nella ‘triste’ top ten rientrano anche Madagascar, India, Sri Lanka, Kenya, Ruanda, Canada e Fiji. I dati sono stati forniti mentre sono in corso, a Madrid, i lavori della Cop25, a cui è arrivato il monito di Papa Francesco.
“Siamo di fronte a una ‘sfida di civiltà” e “rimane una finestra di opportunità, ma non dobbiamo lasciarla chiudere. Dobbiamo approfittare di questa occasione con azioni responsabili nei settori economici, tecnologici, sociali ed educativi”, le parole del pontefice nel messaggio inviato a Carolina Schmidt, ministro dell’Ambiente del Cile e presidente di Cop25, e ai partecipanti alla Conferenza sul clima delle Nazioni Unite. “Dobbiamo chiederci seriamente se c’è la volontà politica” di agire “con onestà, responsabilità e coraggio, con più risorse umane, finanziarie e tecnologiche”, ha evidenziato.E sono 200 circa i firmatari dell’accordo di Parigi, che mira a limitare il riscaldamento globale a +2° C o +1,5° C, riuniti per due settimane nella capitale spagnola, fino al 13 dicembre. L’incontro, però, potrebbe deludere le aspettative di coloro che sperano in un’ambizione più forte da parte dei leader del Pianeta per ridurre le emissioni di gas serra. Lo slogan di questa Cop25 è ‘Il tempo di agire’. Ma “il è tempo di agire da parecchio tempo”, ha commentato Toby Thorpe, rappresentante australiano di Fridays for Future.
“Continueremo a farci sentire – ha aggiunto – fino a quando i leader del mondo non solo ci ascolteranno, ma ci capiranno”. Intanto, risuona forte fra i grandi del mondo riuniti a Madrid l’appello del Papa. La consapevolezza sull’importanza di lavorare insieme contro i cambiamenti climatici “è ancora troppo debole – ha affermato il pontefice – incapace di rispondere adeguatamente a quel forte senso di urgenza per un’azione rapida richiesta dai dati scientifici a nostra disposizione”. Gli studi, prosegue, “dimostrano che gli attuali impegni assunti dagli Stati per mitigare e adattarsi ai cambiamenti climatici sono ben lontani da quelli effettivamente necessari per raggiungere gli obiettivi stabiliti dall’accordo di Parigi. Dimostrano quanto le parole siano lontane da azioni concrete”. E ancora: “Numerosi studi – ha aggiunto – ci dicono che è ancora possibile limitare il riscaldamento globale. Per fare ciò abbiamo bisogno una volontà politica chiara, lungimirante e forte, avviata a perseguire un nuovo corso che mira a rifocalizzare investimenti finanziari ed economici verso quelle aree che salvaguardano veramente le condizioni di una vita degna dell’umanità su un pianeta ‘sano’ oggi e domani”.