TRIESTE – E’ un’indagine enorme almeno quanto il giro d’affari illeciti che ha scoperchiato. Un flusso di denaro pubblico a dir poco spaventoso sui lavori pagati con i soldi dei contribuenti. I finanzieri del comando regionale Friuli-Venezia Giulia, dall’alba, sono impegnati in una serie di acquisizioni, perquisizioni e sequestri nel triveneto e in tutto il territorio nazionale su disposizione della Procura di Gorizia.
Appalti pubblici ‘malati’, perquisizioni e sequestri della finanza. Dalla costruzione dei ponti agli impianti di bonifica, spaventoso giro d’affari per oltre un miliardo di euro
Enti pubblici, società e abitazioni di soggetti finiti sotto indagine sono ‘assediati’ da questa mattina. L’attività investigativa condotta è relativa a molteplici appalti di opere pubbliche dal valore superiore al miliardo di euro. Nel calderone c’è finito un po’ di tutto. La manutenzione e la costruzione di strade, autostrade, ponti, viadotti, cavalcavia, sottopassi, gallerie, piste aeroportuali, edifici, opere fluviali e di sistemazione idraulica, acquedotti, gasdotti, opere marittime. I lavori di dragaggio, gli impianti di bonifica e quelli di protezione ambientale. L’intera filiera dei lavori realizzati con denaro pubblico, in pratica, è arrivata sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti.
Lavori realizzati con materiali scadenti e fatture ‘alterate’
Associazione a delinquere, turbativa d’asta, indadempimenti e frodi delle pubbliche forniture, subappalti in violazione di legge, concussione. Sono alcuni tra i reati ipotizzati dalla Procura di Gorizia. Due i macro-scenari emersi nel corso dell’indagine. Da una parte le decine di turbative d’asta tra le imprese coinvolte nell’attività investigativa, frutto di pratiche collusive. Dall’altra, quello che viene definito “un pericoloso fenomeno di frode”. Quello nella realizzazione di opere appaltate con lavori eseguiti usando materiali non certificati. Certamente difformi rispetto a quanto ufficialmente dichiarato e in quantità inferiore rispetto a quanto fatturato. Di conseguenza, si sono evidenziati gravi violazioni anche di natura ambientale. Il tutto anche grazie al mancato controllo – in alcuni casi volontario – di chi ne era deputato.