CASAL DI PRINCIPE – L’idea che sulla stessa gara d’appalto (l’emissario di Grazzanise) avessero provato a mettere le mani due cosche delle stesso clan (Schiavone e Zagaria) e il fatto che a barcamenarsi tra le compagini malavitose in azione ci fosse stato un personaggio intraneo all’organizzazione mafiosa, ma non di primo livello (parliamo di Benito Natale), nel 2019 avevano spinto il Tribunale di S. Maria Capua Vetere a ritenere non fondata la tesi della Dda di Napoli. Risultato? Assoluzione per i costruttori e fratelli di Casal di Principe, Nicola e Francesco Madonna, e per il casapesennese Alessandro Zagaria: i tre erano accusati di turbativa d’asta (in relazione proprio all’appalto emissario) e di concorso esterno in associazione mafiosa. Contro quel verdetto la Procura ha presentato ricorso e il caso, ora, è sul tavolo dei giudici della Corte d’appello. A supportare la ricostruzione degli inquirenti dal 2020 è arrivato il pentito Francesco Zagaria, alias Ciccio ‘e Beezza. E adesso sono spuntate fuori pure le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Nicola Schiavone, primogenito del capoclan Francesco Sandokan. I verbali contenenti le sue informazioni sono stati depositate nel processo di secondo grado. “Di questa gara d’appalto (datata 2009, ndr) – ha spiegato Schiavone al pm Maurizio Giordano – fui messo a conoscenza da Elio Diana, che era il mio plenipotenziario sul territorio di Grazzanise e su altri di competenza del cognato di questi, cioè mio zio Francesco Cicciriello”.
Diana, secondo il pentito, era delegato dal clan ad occuparsi del lato imprenditoriale. “Uno dei suoi collaboratori era Armando Diana, il nipote. […] Il sindaco di Grazzanise (all’epoca era Enrico Parente, ndr), per avermelo detto Elio Diana che conosceva il territorio, era legato a Michele Zagaria. Elio – ha aggiunto il figlio di Sandokan – mi comunicò dell’indizione della gara. Ricordo che gli diedi ampio mandato per curare direttamente lo svolgimento e il buon esito della stessa. Mi disse che si sarebbe attivato personalmente per garantire ad imprenditori collusi con noi del gruppo di Schiavone per l’aggiudicazione. […] Ricordo che mi informò che alla gara si stava interessando pure Zagaria, con il quale in quel periodo avevo un rapporto alquanto teso. Avevo così due possibilità: o proporre a Zagaria di fare il lavoro insieme oppure andare allo scontro, rivendicando Grazzanise come zona di competenza della famiglia Schiavone. A Diana dissi di procedere per preparare l’assegnazione della gara, contattando l’ufficio Tecnico, e poi ci saremmo aggiornati allo scopo di prendere la decisione fra le due opzioni (lo scontro con Zagaria o l’accordo, ndr.)”.
Nel 2010 Schiavone venne arrestato ed è per tale ragione che, ha detto al pm, non seguì più l’iter. Ma le sue parole vanno comunque a riscontrare quanto aveva già detto Benito Natale (pentito dal 2016) sul suo intervento, in compagnia di Armando Diana (non coinvolto nel processo) presso l’ufficio tecnico di Grazzanise per far vincere la procedura ad una delle ditte indicate dal gruppo Schiavone (e per tale vicenda Natale è stato condannato). Ma, stando alla tesi della Dda, il sindaco Enrico Parente (scomparso nel 2016) aveva già un accordo con i Madonna e Alessandro Zagaria, per conto della compagine malavitosa di Casapesenna. E dopo un primo annullamento della gara, quando fu bandita la seconda volta (nel 2011), l’iter si concluse l’aggiudicazione del lavoro (da oltre 3 milioni di euro) ad un’Ati riconducibile, dice l’Antimafia, proprio ai Madonna. Gli Zagaria, così, avrebbero avuto la meglio su Schiavone.
Il figlio di Sndokan si è concentrato anche sulla ‘storia’ dei Madonna. “Inizialmente erano vicini a mio zio Walter Schiavone, fino al suo arresto nel 1996. A seguito di questo arresto si avvicinarono a Michele Zagaria per il tramite del fratello Pasquale. Nel 2002-2003 si avvicinarono poi a me – ha aggiunto – […] Dopo questo periodo i Madonna tornarono, a seguito del mio arresto, con Michele Zagaria. Questa è però una mia deduzione che nasce da un dato di fatto: i Madonna avevano ricominciato a parlare con Zagaria, prima della mia cattura, avendogli richiesto di poter lavorare sulla piazzola di Ferrandelle, per come dettomi da Dante Apicella”.
A giudizio ora ci sono soltanto Francesco Madonna e Alessandro Zagaria. Nicola Madonna è scomparso nel 2020. I loro difensori hanno chiesto la trascrizione dei verbali contenenti le informazioni rese da Schiavone. L’iter riprenderà ad ottobre. Il processo comprende anche un altro filone investigativo, nel quale compare sempre Alessandro Zagaria ed è incentrato sull’appalto per i lavori di ristrutturazione al palazzo Teti di S. Maria Capua Vetere. Nel collegio difensivo, tra i legali impegnati, gli avvocati Giovanni Cantelli, Giuseppe Stellato, Antonio Abet, Mario Griffo e Renato Jappelli.