Appalto fogne, il pm: c’è corruzione. Esposito e altri 11 rischiano il processo

Ricorso in Appello della Procura contro il non luogo a procedere deciso dal gup

LUSCIANO – Non molla la Procura di Napoli Nord. È convinta della sua tesi: l’appalto per l’adeguamento della rete fognaria non sarebbe stato soltanto turbato, ma avrebbe innescato anche un giro di corruzione che ha coinvolto il sindaco Nicola Esposito, il suo ex assessore Nicola Grimaldi, gli imprenditore di Villa Literno Salvatore e Francesco Nicchiniello, Anastasia Russo, 50enne di Casalnuovo, Nicola Costanzo, 49enne di Trentola Ducenta, Edoardo Cotugno, 53enne di Casalnuovo, Pasquale Migliaccio, 48enne, Ettore Bruno, 59enne, Luigi Santagata, 63enne, tutti di Aversa, Gioacchino Gabriele, 69enne di Lusciano, ispettore di cantiere, e Antonio Buonanno, 56enne di Sant’Antimo. Il giudice per l’udienza preliminare Gabriella Iagulli, in relazione a questo episodio, lo scorso 3 marzo aveva disposto il non luogo a procedere, decidendo, invece, di dare per loro il via al dibattimento (fatta eccezione per Nicola Cotugno e Luigi Santagata) con le accusa, contestate a vario titolo, di truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, turbata libertà degli incanti, frode e falso, reati sempre connessi all’appalto per le fogne. Contro il no del gup a valutare l’ipotesi di corruzione in un processo, il pm Paola Da Forno, che ha coordinato l’inchiesta realizzata dai carabinieri, ha presentato ricorso in Corte d’appello di Napoli. Se i giudice di secondo grado accoglieranno la tesi del pubblico ministero, Esposito e gli altri dovranno affrontare il processo anche per l’ipotesi di corruzione. Ad assistere gli imputati gli avvocati Felice Belluomo, Raffaele Costanzo, Giuseppe Stellato, Giovanni Cantelli, Maurizio Abbate, Francesco Liguori, Giuseppe Somma e Antonio Gravante.

Secondo gli inquirenti, tutti i coinvolti erano consapevoli che i lavori pubblici erano stati realizzati in difformità del progetto e violando le norme. I Nicchiniello avrebbero emesso false certificazioni per attestare, invece, il regolare inizio degli interventi e altri documenti necessari per i pubblici ufficiali “a conseguire le rispettive utilità derivanti, per gli amministratori Esposito e Grimaldi, dall’ottenimento di lavori extra-contrattuali a favore di privati cittadini, nonché dal consenso elettorale e dal totale asservimento dei tecnici comunali”, e per progettisti e dipendenti “dal compenso per gli incarichi di ciascuno formalmente ricoperti e in realtà non svolti”.

L’operazione alle fogne è stata realizzata, tra il 2015 e il 2016, grazie ad un finanziamento di circa 12 milioni di euro, ottenuto rispolverando e modificando un progetto del 2002. E se i Nicchiniello e i tecnici non avessero fornito i presunti atti posticci, il Comune avrebbe rischiato, sostiene l’accusa, di perdere tutti i fondi.

Il pubblico ministero afferma che tutta l’operazione è stata caratterizzata da un patto concordato dagli amministratori, dai tecnici e dagli imprenditori e ciascuna parte avrebbe avuto il proprio tornaconto.

Secondo la Procura, le condotte messe in atto dagli indagati hanno avvantaggiato il privato, cioè i Nicchiniello. E per tracciare l’utilità che avrebbero in cambio avuto gli altri coinvolti, il magistrato ha riportato, nel suo ricorso, la sentenza del 3 maggio 2019 della sesta sezione penale della Cassazione, la quale nel definire la nozione di utilità ha incluso al suo interno “qualunque bene o prestazione che possa rappresentare un vantaggio materiale o morale, patrimoniale o non patrimoniale per il pubblico ufficiale, a nulla rilevando che venga corrisposto a distanza di tempo dall’accordo corruttivo”. E nel concetto di utilità possono rientrare pure “benefici del tutto leciti e che nondimeno vengono ad assumere rilevanza penale nel momento in cui si ineriscono nell’ambito di una relazione finalistico-strumentale. Sintetizzando, per essere corruzione, ha affermato la Procura, non serve per forza la bustarella o il favore materiale, basta che la condotta contraria ai doveri d’ufficio del pubblico ufficiale abbia anche come rientro un vantaggio sociale. Nella fattispecie dell’appalto di Lusciano quale? Il concretizzare un’opera importante da diversi milioni di euro.

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