Appennino: piantati 50mila nuovi alberi nel parco

67
Riforestazione Appennino
Riforestazione Appennino

Si è concluso con successo un importante progetto di riforestazione all’interno del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano. L’operazione ha portato alla messa a dimora di oltre 50.000 nuovi fusti arborei, selezionati tra specie autoctone per garantire il massimo rispetto dell’ecosistema locale.

L’iniziativa, promossa dall’Ente Parco in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Agrarie dell’Università di Bologna e decine di volontari, ha interessato diverse aree strategiche. Le zone prescelte sono state individuate a seguito di un’attenta analisi del territorio, privilegiando versanti soggetti a fenomeni di erosione e aree precedentemente colpite da incendi.

Le specie vegetali impiantate includono il faggio, il cerro e l’acero montano, tutte essenze tipiche di questo ambiente montano. La scelta non è stata casuale, ma mirata a ricostituire la copertura boschiva originaria, creando un ecosistema più resiliente ai cambiamenti climatici e agli attacchi dei parassiti.

I benefici attesi sono molteplici e di grande portata. Sul fronte climatico, si stima che questa nuova foresta sarà in grado di assorbire circa 1.200 tonnellate di anidride carbonica all’anno una volta raggiunta la piena maturità. Questo risultato contribuirà in modo significativo agli obiettivi di neutralità carbonica della regione.

Un altro esito cruciale riguarda il potenziamento dell’habitat per gli animali. La creazione di nuovi corridoi ecologici favorirà gli spostamenti di specie simbolo come il lupo appenninico, il capriolo e diverse specie di avifauna, consolidando la salute della popolazione faunistica del Parco Nazionale.

L’intervento avrà anche una funzione fondamentale nel contrasto al dissesto idrogeologico. Le radici dei nuovi arbusti consolideranno i terreni, aumentando la loro capacità di assorbire le acque piovane e riducendo drasticamente il rischio di frane e smottamenti, un problema sempre più sentito in queste zone montane.

“Non si è trattato semplicemente di mettere a dimora delle piante,” ha dichiarato il direttore del parco, “ma di restituire al territorio la sua complessità ecologica. Ogni essenza è stata scelta per il suo ruolo specifico nell’ecosistema.” Il progetto prevede ora una fase di monitoraggio decennale per seguire la crescita del bosco e valutare l’effettivo ritorno delle specie animali.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome