Milano, 2 nov. (LaPresse) – In vista dell’esame periodico cui lunedì 5 novembre il Consiglio Onu dei diritti umani sottoporrà l’Arabia Saudita, Amnesty International chiede ai 193 Stati membri delle Nazioni unite di “fare il loro dovere, ponendo sotto esame le crudeltà che vengono commesse in Arabia Saudita. Ciò in modo da impedire ulteriori oltraggiose violazioni dei diritti umani tanto all’interno del paese quanto in Yemen”. Lo ha dichiarato Samah Hadid, direttrice delle campagne di Amnesty International sul Medioriente. “La duratura repressione del governo saudita nei confronti di chi esprime critiche, esemplificata dalla recente esecuzione extragiudiziale del giornalista Jamal Khashoggi. Questa finora è stata ostinatamente ignorata dagli stati membri delle Nazioni Unite”, ha aggiunto Hadid.
e ancora
“La macabra morte di Jamal Khashoggi ha mostrato fino a che punto le autorità saudite sono disposte ad arrivare per reprimere il dissenso pacifico. Da quanto Mohammad bin Salman è diventato principe della Corona, la repressione non ha fatto altro che peggiorare”, ha sottolineato Hadid. Dopo il precedente Esame periodico universale nel 2014, Riya non ha fatto nulla per migliorare la situazione dei diritti umani e ha ignorato le più importanti raccomandazioni su cui si era impegnata ad agire, secondo Amnesty. Nel suo rapporto ‘Riforme senza i diritti umani’, pubblicato nel luglio 2018, l’organizzazione ha elencato un catalogo di violazioni dei diritti umani: repressione sistematica della libertà d’espressione, giri di vite nei confronti dei difensori dei diritti umani, aumento delle esecuzioni capitali, discriminazione contro le donne e la minoranza sciita e gravi violazioni ai danni dei civili nel corso del devastante conflitto armato in corso nello Yemen.