Armi e auto del clan Picca fornite ai Bidognetti per combattere Fucci

De Santis cerniera tra le due cosche. Lanza: “Partecipò anche al tentativo di un agguato”

CASAL DI PRINCIPE – Il braccio destro di Aldo Picca, l’uomo che deteneva le armi della cosca teverolese e che coordinava lo spaccio della droga comprata all’ingrosso dai napoletani: è il profilo che la Direzione distrettuale antimafia ha tracciato di Salvatore De Santis. E la sua presunta versatilità criminale sarebbe stata usata anche dal gruppo Bidognetti, guidato da Gianluca ‘Nanà’, per risolvere una grana che gli stava costando tranquillità e soldi sul Litorale, a Castel Volturno. Quale? La presenza della compagine messa in piedi da Antonio Fucci (ora in carcere), che voleva arginare lo smercio di narcotici dei Casalesi. A raccontare in questa fase l’aiuto che i bidognettiani avevano ricevuto dal sodale di Picca è stato Antonio Lanza, ex capozona di Lusciano e ora collaboratore di giustizia. “Avemmo l’aiuto di De Santis quando ci furono problemi a Castel Volturno con Fucci. De Santis ci procurò armi e vetture per l’organizzazione di un agguato nei confronti del Fucci. De Santis partecipò anche a un tentativo di agguato nei confronti di una persona vicina a Fucci. L’episodio si verificò nei pressi delle giostre di Pinetamare, situate di fronte al bar ‘Il Figlio del Padrino’. Eravamo presenti io, De Santis, Salvatore, Luigi Mandato alla guida della sua vettura Punto, e Nicola Garofalo ‘Badoglio’, alla guida della Fiat 500 ex, e un altro ragazzo di cui non ricordo il nome. Avvistammo il parcheggiatore delle giostre – ha proseguito Lanza – che sapevamo essere una persona molto vicina a Fucci e a quel punto De Santis scese unitamente al ragazzo napoletano, impugnando una pistola, ma non spararono perché videro una signora con un carrozzino. Noi, in realtà, ci eravamo recati in quella zona per un’azione punitiva nei confronti dei nipoti del Fucci che gestiscono una barberia, ma ‘Badoglio’ ricevette una telefonata che gli segnalò la presenza di questo parcheggiatore vicino al Fucci e decidemmo quindi di cambiare obiettivo.”

L’operatività del gruppo guidato da Aldo Picca, attivo almeno dal 2021 al 2023 tra Carinaro e Teverola, di cui, secondo l’accusa, avrebbe fatto parte De Santis, è oggetto dell’indagine dei carabinieri di Caserta che ha fatto scattare 42 misure cautelari, di cui 32 in carcere.
Complessivamente sono 55 gli indagati, che rispondono a vario titolo di associazione mafiosa, associazione finalizzata allo spaccio di droga, detenzione di armi, intestazione fittizia di beni, riciclaggio e autoriciclaggio. Ed è proprio il riciclaggio l’ipotesi di reato contestata a Salvatore Vargas, 42enne originario di Napoli, che, secondo la Dda, avrebbe investito con Michele Vinguerra e Luigi Marghese somme di denaro di provenienza illecita (connesse ai Picca) nella società El Pampero’s e nella Malù Caffè (entrambe sottoposte a sequestro dal giudice Marco Carbone del Tribunale di Napoli). Nell’edizione di Cronache di ieri, era stato erroneamente scritto che Vargas era tra i destinatari della misura cautelare in prigione, mentre l’uomo è indagato a piede libero ed è da considerare, come tutti gli altri 54 inquisiti, innocente fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile.

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