“Assoluzione attesa, la condanna di primo grado ci aveva stupito”

L'intervista. L’avvocato Montone: già la Dia ‘scagionò’ l’ex sottosegretario dall’accusa di riciclaggio

Montone, Cosentino e De Caro, Foto ©LaPresse

NAPOLI – Una saga. Considerando la durata dei processi, la complessità e l’eterogeneità dei temi affrontati, gli effetti politici e imprenditoriali che hanno determinato, la molteplicità dei territori coinvolti e la rilevanza sociale del personaggio (un ex sottosegretario all’Economia di Forza Italia) e della sua famiglia, gli elementi per definire saga la storia giudiziaria di Nicola Cosentino ci sono tutti. E giovedì sera, come riportato da Cronache di Caserta nell’edizione di ieri, si è chiuso il suo penultimo capitolo: la Cassazione ha confermato l’assoluzione di secondo grado dall’accusa di reimpiego di capitali illeciti, rendendola irrevocabile.
Per l’avvocato Stefano Montone, che assiste l’ex sottosegretario insieme ai legali Agostino De Caro ed Elena Lepre, questa saga inizia nel 2008. “E’ proprio quando conobbi Nicola Cosentino. Ricordo che L’Espresso pubblicò le dichiarazioni di quattro collaboratori di giustizia che lo accusavano. Se non sbaglio, aveva da poco annunciato di voler correre come governatore della Campania. Sono passati quasi 15 anni”.


La vicenda riguardante la corruzione di un agente della polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Secondigliano, per ottenere generi alimentari, vestiti e un iPod ‘vietati’ si è già conclusa: Cosentino è stato condannato a quattro anni di reclusione.
Pena già scontata.


Anche il processo nato dall’indagine sulla cosiddetta P3 è chiuso, ormai, da un po’.
Si. Ma a Cosentino, chiariamolo, non è mai stato contestato nulla in merito alla violazione della legge Anselmi. Lì rispondeva di diffamazione e tentativo di violenza privata.


Il procedimento ‘carburanti’, in cui la Direzione distrettuale antimafia di Napoli si era focalizzata soprattutto sulle attività imprenditoriali dei fratelli di Cosentino, si è concluso, invece, nel 2019.
Con l’assoluzione.


E adesso per mettere la parola fine alla saga, resta soltanto un altro step da percorrere: il prossimo 27 aprile la Cassazione si esprimerà sul ricorso presentato da lei e dai suoi colleghi contro la sentenza di secondo grado che ha condannato l’ex sottosegretario a 10 anni per concorso esterno in associazione mafiosa.

Abbiamo depositato un ricorso articolato.


Che sensazioni ha?
Non è materia, questa, per le sensazioni. Abbiamo scritto centinaia e centinaia di pagine. Riteniamo che ci siano fondati motivi per ottenere l’annullamento della sentenza e il rinnovo del giudizio di appello. Vedremo.


In relazione al processo nato dall’inchiesta ‘Il Principe e la (scheda) ballerina’, invece, sappiamo già cosa ha stabilito la Cassazione: ha confermato l’assoluzione di secondo grado. Si aspettava una decisione del genere?
Sinceramente si. La sorpresa, in realtà, era stata la condanna in primo grado. Inizialmente la Procura riteneva che Cosentino fosse stato coinvolto nel riciclaggio commettendo in concorso con altri imputati il reato di falso, corrompendo i funzionari deputati a dare i permessi per il centro commerciale, interferendo nel rilascio del finanziamento.


E?
E da tutte queste accuse era stato assolto e dichiarato colpevole solo per il riciclaggio. Non capivamo come fosse stato possibile tenere insieme queste due proposizioni.


Insomma, venendo meno i reati con cui avrebbe provato a mettere in piedi il reimpiego di capitali illeciti, la ‘fisicità’ della condotta era scomparsa.
Esatto. Come aveva commesso il reato? Che lui fosse andato a quell’incontro…


Si riferisce a quello con i funzionari della banca per ottenere il finanziamento con cui si sarebbe dovuto costruire il centro commerciale Il Principe (mai nato)?
Si. Dicevo, che lui fosse andato a quell’incontro è un dato pacifico. Nessuno lo ha mai messo in discussione. E il dato importante da sottolineare si trova nella prima informativa dell’indagine, redatta dalla Dia, dove c’è la ricostruzione di tutti gli episodi che diventeranno, poi, tema del processo.


E cosi dice la Dia?
Per gli investigatori la presenza di Cosentino a quell’incontro non aveva avuto alcun significato dal punto di vista penalistico.
Si aspettava, quindi, la conferma dell’assoluzione. Ma si aspettava anche che la Procura generale facesse ricorso?
Certo. Al cento per cento.


Sono trascorsi 15 anni dal suo primo incontro con Cosentino. Se ad aprile la Cassazione dovesse annullare la sentenza di condanna per concorso esterno al clan, la saga diventerà ancora più lunga. Come commenta questa storia?
Non la commento. Aspettiamo che arrivi aprile e poi… la documentiamo. È una storia che non va raccontata a voce, ma con gli atti. E penso proprio che lo faremo.
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