NAPOLI (Beatrice Spiga) – L’Iva sugli assorbenti femminili passa dal 22 al 10%. Il governo di Mario Draghi ha inserito il ridimensionamento della cosiddetta Tampon tax nel Documento programmatico di bilancio, quindi per la Manovra del 2022 il taglio sarà operativo. Una vittoria per i movimenti femministi che chiedevano da tempo e a gran voce la riduzione dell’imposta, ma una dura sconfitta per il nostro pianeta. Il dibattito sul tema è acceso da anni, c’è chi ritiene che addirittura l’abolizione della tassa sia necessaria per aiutare le fasce più povere della popolazione, ma c’è un’altra scuola di pensiero, quella ecologista, che vorrebbe invece incentivare altre soluzioni per aiutare sì le donne, ma anche l’ambiente.
I precedenti
Nella scorsa primavera Firenze ha eliminato la tassa sugli assorbenti, considerati beni di lusso e quindi gravati da Iva al 22%. Grazie ad una delibera comunale le 21 farmacie del comune sono state abilitate a vendere i beni senza alcuna tassazione: quello toscano è stato il primo capoluogo di Regione in Italia ad aver abolito la tassa, anche se il provvedimento ha una scadenza, e sarà valido solo fino al 31 marzo 2022. Questo precedente ha fatto scuola. In realtà i movimenti femministi chiedevano per l’Italia un abbattimento della tassa sugli assorbenti al 4%. Il governo ha deciso si scendere solo fino al 10%.
Impatto ambientale
Una singola donna, ipotizzando 40 anni di ciclo mestruale, dai 12 ai 52 anni di età, nella vita consuma tra i 3mila e i 10mila assorbenti e tamponi. Gli assorbenti sono pari a circa il 2,5% dei rifiuti solidi urbani: considerati insieme ai pannolini rappresentano una quota importante dei materiali non riciclabili. Per questa ragione in ottica ecologista sarebbe più utile scoraggiare le donne ad acquistare assorbenti tradizionali e favorire invece acquisti ecocompatibili. In tal senso l’abbattimento dell’Iva sugli assorbenti assume un valore molto negativo in termini ambientali. Eppure ci sono molte alternative in commercio, e alcune rappresentano anche un risparmio economico per le tasche delle consumatrici, c’è solo l’imbarazzo della scelta.
Coppetta mestruale
La coppetta mestruale è l’alternativa green per eccellenza all’assorbente tradizionale. E’ riutilizzabile innumerevoli volte e, se adoperata e conservata correttamente, può durare fino a 10 anni. Ha gli stessi pregi di un assorbente interno, può essere usata anche per nuotare, al mare. Inoltre comporta un notevole risparmio economico e un bassissimo impatto ambientale: è priva di pesticidi e candeggina sbiancante, spesso usati nel cotone degli assorbenti e capace di mantenere la flora naturale del corpo a livelli ottimali. La coppetta non fa bene solo alla Terra ma anche alle nostre tasche. Il prezzo si aggira intorno ai 15 euro, considerato che si usa per molti anni il risparmio economico è davvero notevole.
Assorbenti ‘verdi’
Un’alternativa agli assorbenti usa e getta e alla coppetta per chi non ama dispositivi interni è rappresentata dagli assorbenti lavabili.
Ce ne sono di due tipi: quelli composti da un unico pezzo (all’esterno hanno un tessuto impermeabile e all’interno una serie di strati che possono essere di cotone o altre fibre), e gli assorbenti che hanno uno strato di tessuto da inserire in una sorta di tasca. Si possono lavare in lavatrice e durano in media circa 5 anni. Di solito chi utilizza la coppetta preferisce usare gli assorbenti lavabili nei giorni di flusso meno abbondante. Il prezzo è di circa 16 euro per una confezione da 7 pezzi, ma è una spesa che copre un intero lustro. Altra alternativa in commercio è quella degli assorbenti compostabili. Non sono ancora facili da reperire, si possono acquistare prevalentemente online, negli e-commerce specializzati e in alcune farmacie o nei negozi di prodotti biologici. ‘Spariscono’ in 80 giorni, si possono usare per il compost e gettare nell’umido. Una vera e propria rivoluzione, ma i costi al momento sono abbastanza alti.