Attentato dinamitardo a Baia Domizia per convincere l’imprenditore a pagare

La Dia: Schiavone pronto ad organizzarlo con l’aiuto del fratello Massimiliano

CASAL DI PRINCIPE – Se avevano ottenuto appalti pubblici è stato anche grazie ai suoi interventi. Ricevuti gli aiuti, però, non avevano onorato il patto con lui stretto prima che finisse in carcere (nel 2010). E non lo avevano rispettato (il patto) neppure durante la detenzione (terminata nel 2019). Cosa prevedeva l’accordo? Avrebbero dovuto versargli  parte dei soldi guadagnati proprio con quei lavori. Messosi alle spalle la prigione, tornato a Casale, il suo principale obiettivo sarebbe stato recuperare quei crediti ad ogni costo, anche arrivando a commissionare, se fosse stato necessario, attentati dinamitardi. E’ la storia scritta dagli agenti della Dia di Napoli. E il protagonista, dicono gli investigatori, è Nicola Schiavone ‘o russ, già condannato per mafia. Dodici anni fa venne ammanettato perché delegato dai vertici del clan dei Casalesi a gestire i rapporti con gli imprenditori. Alcuni di questi uomini d’affari che avevano beneficiato dei suoi servigi, però, non gli avevano corrisposto il dovuto. Tornato in  libertà, il Centro operativo di Napoli della Divisione investigativa antimafia ha iniziato a monitorare Schiavone. E dalle conversazioni ascoltate, gli agenti hanno appreso che tra gli imprenditori che ‘o russ considerava ‘debitori’ c’era D’Alessio di Frignano. Si tratta di Raffaele, già condannato a 6 anni, con sentenza irrevocabile per concorso esterno in associazione mafiosa (processo Normandia II). Schiavone avrebbe provato ad avvicinarlo, ma D’Alessio, hanno ricostruito gli agenti, si rifiutava di avere contatti con gli ex sodali del clan, sostenendo che non aveva più debiti con nessuno. ‘O russ riesce ad incontrarlo il 25 gennaio 2020, ma il risultato del confronto non ha gli esiti da lui sperati: il frignanese gli ribadisce che non aveva alcun debito. Atteggiamento che avrebbe spinto ‘o russ ad attivarsi per organizzare un attentato nei suoi confronti. Il dato, dice la Dia, emerge nella conversazione che aveva avuto con il fratello Massimiliano: voleva far esplodere una bomba presso la sua abitazione. Ma non poteva agire personalmente e così chiede al germano di trovare albanesi a cui delegare l’attività criminosa. E per evitare ogni possibile collegamento con lui, aveva stabilito che l’esplosione non avvenisse a Frignano, ma a Baia Domizia, dove D’Alessio pure aveva una casa. A supporto di questa ricostruzione, gli agenti della Dia hanno fatto riferimento anche ad una precedente intercettazione, datata 7 marzo 2020, nel corso della quale i fratelli Schiavone parlavano di persone del giuglianese esperte nell’utilizzare il tritolo per un attentato a D’Alessio.
Queste conversazioni sono state inserite dalla Procura di Napoli nell’inchiesta che ha portato all’arresto Dante Apicella, alias ‘damigiana’, accusato di associazione mafiosa, che ora rischia il rinvio a giudizio insieme ad altri 68 imputati. Ma nell’elenco di chi sta affrontando l’udienza preliminare (che riprenderà a dicembre) i fratelli Nicola e Massimiliano Schiavone e D’Alessio non compaiono e in relazione agli episodi descritti dalla Dia sono da considerare innocenti fino ad un’eventuale condanna (se dovesse esserci un processo) irrevocabile. 

Schiavone pronto a rituffarsi negli appalti, nell’indagine spuntano due consulenti

Mafia e appalti, summit a casa Simonelli tra Schiavone e imprenditori…

Camorra e appalti, Schiavone in cella

“Le case delle famiglia Sandokan intestate ai fratelli Mastrominico”

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome