“Le case delle famiglia Sandokan intestate ai fratelli Mastrominico”

La Dia: sono gli appartamenti di via De Martini a Caserta della ditta Ma.Da.

CASAL DI PRINCIPE – Dovranno affrontare per la seconda volta il processo d’Appello: la Cassazione, a fine settembre, ha annullato l’assoluzione che i fratelli Pasquale e Giuseppe Mastrominico avevano incassato a febbraio 2021.  E in attesa che la Corte partenopea  fissi la data del nuovo processo, sono spuntate a carico dei due altre accuse. A puntare il dito contro di loro è stato Nicola Schiavone ‘o russ, già condannato con sentenza definitiva per aver rappresentato il braccio imprenditoriale del clan. Lo ha fatto mentre parlava con il padre, Luigi, ad Arezzo: era il 25 maggio 2019 e ‘o russ era ancora ai domiciliari. E mentre conversavano in merito alle cifre che attendevano di incassare da costruttori che avrebbero ottenuto appalti grazie alla loro intercessione, la discussione ha toccato pure i Mastrominico. Nicola Schiavone riferì al genitore che gli imprenditori erano intestatari di due immobili della famiglia di Sandokan situati a Caserta, in via Ferrarecce, notizia che avrebbe appreso da Giuseppina Nappa, moglie del capoclan Francesco. Raccontò anche di una presunta consegna di 150mila euro da parte di Mastrominico che aveva ricevuto e successivamente girato al suo omonimo (il figlio di Francesco Sandokan). Tornando sui due immobili, ‘o russ disse anche che a costruirli furono proprio i Mastrominico e che gli Schiavone  avevano pagato l’edificazione (lasciandoli solo formalmente alla ditta dei sanciprianesi). Le case indicate, stando a quanto accertata dalla Dia, si trovano in via De Martini, strada adiacente a via Ferrarecce ed erano stati realizzati dalla società Ma.Da. riconducibile proprio ai Mastrominico ed oggetto di confisca. Le conversazioni non potranno logicamente entrare nel nuovo processo d’appello a carico dei due imprenditori. Si tratta di intercettazioni inserite dalla Procura di Napoli nell’inchiesta che ha portato all’arresto di Dante Apicella, accusato di aver messo in piedi una rete di imprese con le quali, dopo aver scontato la sua condanna per camorra (incassata nel processo Spartacus), avrebbe continuato a gestire lavori pubblici destinando parte dei proventi ad esponenti del clan. Apicella affronterà l’udienza preliminare a dicembre.

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