Il governo accelera sulla riforma dell’Autonomia differenziata. A cinque anni dai referendum di Veneto e Lombardia – e dall’avvio di un percorso poi interrotto a causa della pandemia – una prima bozza di provvedimento attuativo potrebbe arrivare in Consiglio dei ministri in poche settimane. Sarà una sorta di legge quadro che “interpreta e applica il Titolo V della Costituzione” e che “si limiterà a stabilire l’iter normativo”.
A spiegarlo è il governatore della Liguria Giovanni Toti, tra i partecipanti ai primi incontri convocati oggi a Roma dal ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli. Il quale, a quanto emerge dalle riunioni, intende muoversi su un doppi binario: da un lato licenziare la legge quadro da portare subito in Cdm, poi da condividere in conferenza unificata e successivamente da far approvare in Parlamento entro un anno; dall’altro sfruttare questo tempo per lavorare alle intese con le singole regioni sulle materie su cui lo Stato dovrà delegare le competenze alle regioni, da chiudere nell’arco della legislatura.
In via della Stamperia, sede del Ministero, oggi gli incontri si susseguono: prima arrivano il presidente della regione Veneto Luca Zaia, quello della Regione Lombardia Attilio Fontana e un delegato della regione Emilia-Romagna. Poi è il turno dei governatori di Liguria, Umbria, Piemonte e Marche; assente invece quello della Toscana Eugenio Giani.
Sul notiziario on line delle Regioni, Calderoli spiega: “Ho fatto venire i presidenti di altre regioni”, oltre a Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna, “perché vorrei che fossero loro stessi a indicarmi quali sono le materie di loro interesse. Ci sono anche regioni del centro e questo mi aiuta a pensare a cosa sia richiedibile anche dalle regioni del sud. Sono convinto che ciascuno avrebbe un vantaggio richiedendo una o più materie nell’ambito dell’autonomia”, aggiunge, anticipando che “domani mattina vedrò il presidente del Friuli, Fedriga. Poi con lui concorderò una mia visita in Conferenza delle Regioni per confrontarmi non solo con quelle che le hanno richieste ma anche con quelle che sono interessate”.
È Zaia, al termine della riunione, ad annunciare che “siamo partiti col piede giusto e con rapidità: si attende il nuovo provvedimento che il ministro Calderoli dice di avere già in bozza” e che “nel giro di qualche settimana farà capolino in Cdm”. Una volta approvata la legge quadro, “si procederà con l’iter previsto da questa legge: la pre-intesa, il passaggio in sede di commissione parlamentare, la definizione dell’accordo con il Governo e il passaggio parlamentare finale” per ciascuna Regione, precisa Fontana.
Il ‘cuore’ della riforma starà quindi nelle singole intese con le Regioni, ciascuna delle quali potrà avanzare differenti richieste sulle materie su cui lo Stato dovrà delegare la competenza. Il Titolo V della Costituzione prevede la possibilità di destinare fino a 23 funzioni aggiuntive nelle materie ‘concorrenti’ (dai trasporti alla sanità all’istruzione), la cui competenza è ora condivisa. Ma a parte Veneto e Lombardia che avevano già chiesto una ‘devoluzione’ completa di tutte le materie possibili – che comunque è difficile si realizzi in questa prima intesa – le altre potrebbero accontentarsi di poche funzioni in più.
La Toscana, per esempio, dovrebbe insistere per avere le competenze solo su Ambiente e Cultura. La Liguria vorrebbe portare a casa sanità, lavoro e formazione professionale, logistica, portualità, ambiente, scuola e infrastrutture. “La nostra richiesta di autonomia è viva e vegeta così come l’abbiamo presentata, con sei o sette materie cui siamo interessati”, spiega il governatore Toti, confermando che “il testo base già nelle prossime settimane sarà presentato alla conferenza unificata, per poi essere instradato e seguire le vie parlamentari.
Entro un anno avremo un testo applicativo approvato del titolo V della Costituzione”, aggiunge il presidente della regione Liguria, rivelando un’ipotesi non secondaria cui si sta lavorando: “Si utilizzerà questo periodo di un anno per affinare le intese con le Regioni e c’è la possibilità che vengano approvate in modo non emendabile dal Parlamento, che cioè potrà solamente recepirle o respingerle”.(LaPresse)