Azzurri, una settimana di fuoco

Una settimana terribile aspetta il Napoli. In pochi giorni affronta Milan, Juve e Roma. Come se un attore dovesse debuttare per tre giorni di seguito in tre grandi teatri. Ma certe volte il meglio di sé si dà proprio quando devi affrontare sfide importanti. E’ pronto questo Napoli? Abbiamo due buone notizie e una cattiva, molto cattiva. La prima: Lorenzo Insigne è in gran forma e, soprattutto, finalmente incarna fino a in fondo il ruolo di capitano, di trascinatore anche emotivo della squadra. La seconda è il recupero di Oshimen, un po’ grezzo ma fisicamente straripante.

I difensori del Bologna non riuscivano a fermarlo nemmeno con le catene. Sembravano terrorizzati. Se, almeno per la terza partita, tornasse anche quel fulmine che è Lozano, potremmo combattere almeno ad armi pari. La brutta notizia è il nuovo, grave infortunio di Faouzi Ghoulam. Che sfortuna perseguita questo ragazzo: tre gravi infortuni al culmine della sua maturità calcistica. Uno dei più forti terzini del mondo, un atleta serio e generoso. Ma tornerà e sono sicuro che i tifosi e tutta la città di Napoli non faranno mancare l’affetto al grande Faouzi. Ma lo spettacolo continua.

Fra pochi giorni si torna in campo, nella stagione più strana, forse, della storia del calcio. E strana appare la squadra, questo Napoli che sorprende sempre, sia in positivo che in negativo. Arrivato in panchina Rino Gattuso, il mediano che nessun centrocampista avrebbe mai voluto incrociare, tutti pensammo di poter vedere una squadra concentrata, dura, perfino un po’ scorretta, pochi fronzoli, palla lunga e pedalare, difesa ermetica. Poco gioco, poco spettacolo ma molto agonismo, come se in campo scendessero undici Gattuso. Invece ci troviamo un Napoli estremamente tecnico, un po’ lezioso, sbilanciato in attacco, perfino poco tattico ma brioso e sorprendente.

Insomma, come se in panchina a dirigere l’orchestra ci fosse andato, per ricordare un idolo della mia infanzia, Gianni Rivera. Poi gli infortuni dei giocatori forse più rappresentativi. Cali di tensione, fragilità psicologica, alti e bassi: grande impegno in alcuni momenti ma sempre accompagnati da scoramento al primo gol subito, alla prima ingiustizia arbitrale, vera o presunta, subita. Poi la tragedia che accompagna tutte le squadre e quelle di Napoli e Roma in particolare: la rabbia incontrollata di quella parte di tifoseria che non capisce nulla di calcio. Quelli che “ma come un professionista che guadagna tanti soldi ha sbagliato il rigore”.

Come se il calcio fosse un videogioco a una partita a tre sette. Qualche partita persa male, per sfortuna, qualche altra per incomprensibile calo di attenzione. La crisi si stava avvitando e si dovrà cambiare allenatore a fine stagione. E’ la legge del calcio, anche se gli allenatori spesso cambiano il loro modo di giocare a seconda dei giocatori che hanno. Ma il bello del calcio è la sua duttilità: oggi un grande campione, domani uno scarsone. Basta poco per essere uno sconfitto o un campione e viceversa. Ma il calcio è la rappresentazione elementare e semplice della vita. Per conto mio, rigori o papere, autoreti o sforbiciate, sempre forza Napoli.

Oscar Di Maio

*Attore

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