Roma – Lega e M5S, in nome dell’importanza del territorio e della mutualità, vogliono modificare (o “rottamare”, dicono i maligni) la riforma del Credito cooperativo che il governo Renzi ha varato pochi anni fa.
Gli esecutivi Dem volevano obbligare le piccole banche di provincia a fare massa, aggregandosi da loro, in modo da essere anche più preparate ad affrontare le crisi.
Una linea che, per una volta, sembra univoca e senza divisioni
I vertici giallo-verdi hanno iniziato ad esaminare il dossier in un incontro a Palazzo Chigi, durante il quale si sarebbe anche parlato di nomine nelle authority.
A tenere banco è stata la ‘contro-riforma’ delle Bcc
Le Banche di credito cooperativo (Bcc) erogano danaro ai loro soci (talvolta, purtroppo, adottando una politica clientelare che le espone a maggiori rischi, come il caso degli istituti veneti insegna).
Il “sovranismo bancario”, che sulla carta non altro è che una maggiore attenzione alle istanze locali, è da sempre un cavallo di battaglia del Carroccio.
Proprio la Lega, infatti, ha preparato interventi sulle Bcc con una serie di emendamenti al Decreto Fiscale, in questi giorni all’esame della Commissione Finanze del Senato.
Le proposte di modifica, a prima firma di Alberto Bagnai, presidente della Commissione, tolgono l’obbligo di entrare in una holding per gli istituti di credito cooperativo. O meglio, lo mantengono solo per determinati parametri nei quali non rientra attualmente alcuna Bcc.
La riforma Renzi obbligava invece gli istituti a mettersi sotto l’ombrello di una capogruppo, che deve essere una Società per azioni (Spa) con un patrimonio di almeno un miliardo di euro.
Le banche di credito cooperativo che non vogliono aderire al gruppo unico, sempre secondo le linee guida dei governi dem, devono comunque diventare Spa, avere riserve per almeno 200 milioni e versare un’imposta del 20% sulle riserve stesse.
Le prime reazioni pentastellate sono caute, ma convinte della bontà di cambiare
Il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, ha detto che “si sta ragionando su varie ipotesi, vedremo la migliore“. L’importante, secondo il ministro, è che i gruppi cooperativi “non diventino, come sono oggi nell’intenzione dell’ex premier, delle Spa scalabili, tra l’altro anche da banche straniere”.
“Tutto il Nord-Est si è sviluppato attorno alle Bcc – ha aggiunto Fraccaro, ricordando le sue origini trentine -. Ora, averle demolite è stato un grande vulnus per la nostra economia, e vogliamo ridare loro carattere mutualistico come era in origine“.