MILANO – Nel comitato esecutivo della Banca centrale europea non sono tutti d’accordo sul percorso da seguire nella normalizzazione della politica monetaria. Nell’ultima riunione di politica monetaria dell’8 e 9 giugno ad Amsterdam, “alcuni membri hanno espresso una preferenza iniziale per mantenere aperta la porta a un rialzo più consistente nella riunione di luglio”, come si legge nelle minute del meeting. L’Eurotower riconosce che “l’incertezza è elevata e che occorre comprendere meglio la trasmissione dell’attuale shock inflazionistico e la sua potenziale persistenza nel 2023 e 2024” e “un’ulteriore interruzione delle forniture energetiche all’area dell’euro rappresenterebbe un rischio importante, come si evince dallo scenario negativo incluso nelle proiezioni dei servizi”. A giugno, in ogni caso, “in generale si ritiene che la stagflazione sia un esito improbabile”.
I falchi della Bce hanno inoltre osservato che “il Consiglio direttivo deve mantenere la discrezionalità di adeguare l’entità del movimento dei tassi di interesse nel caso in cui le nuove informazioni disponibili per la riunione di luglio influenzino in modo sostanziale le prospettive di inflazione a medio termine”. Il processo di normalizzazione della politica monetaria dovrebbe dunque continuare a essere guidato dai quattro principi di opzionalità, dipendenza dai dati, gradualità e flessibilità, ma c’è disaccordo sulla loro applicazione. Dato “che sono state espresse opinioni diverse sulla necessità e sull’interpretazione del gradualismo, nonché su come conciliare in pratica il gradualismo con la necessità di dipendenza dai dati e di opzionalità in un contesto di incertezza”. Chi spinge sull’acceleratore del rialzo dei tassi osserva infatti che “il concetto di gradualità potrebbe essere fuorviante se interpretato come implicante un ritmo di aggiustamento troppo lento o troppo rigido nell’orientamento della politica monetaria”. Tra le richieste avanzate l’8 e il 9 giugno ad Amsterdam, è stato anche chiesto “di accelerare e completare rapidamente i lavori su un possibile nuovo strumento anti-frammentazione” degli spread, “poiché il rischio di frammentazione potrebbe intensificarsi con l’avanzare della normalizzazione della politica monetaria della BCE”.
In questo contesto di normalizzazione ancora non troppo ripida, il presidente del Consiglio di vigilanza della Bce, Andrea Enria, intervenendo al 6° Boardroom Dialogue della European Banking Federation ha chiesto “alle singole banche di rivedere le loro traiettorie patrimoniali per includere scenari macroeconomici avversi sufficientemente conservativi e aggiornati, in particolare includendo ipotesi di recessione coerenti con le proiezioni ufficiali al ribasso”. I timori di recessione si fanno dunque più concreti. Enria ha comunque precisato che “la capitalizzazione delle banche rimarrebbe resistente” a uno scenario di rialzo dei tassi di interesse, anche se fosse caratterizzato da una curva ripida, “in quanto i coefficienti CET1 diminuirebbero solo in misura molto marginale (di pochi punti base)”. Secondo il presidente del Consiglio di vigilanza i risultati della simulazione di due scenari – uno più favorevole e l’altro più aggressivo – “non cambiano se si sostituisce la crescita macroeconomica di base molto robusta che ci aspettavamo all’inizio di quest’anno con il rallentamento economico previsto di recente per l’area dell’euro, anche quando si applicano gli shock dei tassi di interesse da manuale in aggiunta agli aumenti dei tassi di interesse attualmente incorporati nelle aspettative del mercato”.
di Andrea Ciociola