MILANO – Nel secondo trimestre dell’anno l’economia dell’area dell’euro ha segnato un recupero del 2,2 per cento, superiore alle attese, procedendo verso una forte crescita nel terzo trimestre. Sono le ultime notizie del bollettino economico della Banca Centrale europea nel quale si sottolinea che il recupero si fonda sul successo delle campagne di vaccinazione in Europa, che hanno consentito una significativa riapertura dell’economia. La diffusione della variante Delta – fa sapere l’Eurotower – non ha finora richiesto la reintroduzione di misure lockdown, ma potrebbe rallentare la ripresa del commercio mondiale e la piena riapertura dell’economia.
Poi il fronte, caldo, dei prezzi. La Bce spiega che ad agosto, “l’inflazione nell’area dell’euro è salita al 3 per cento. Ci si attende che l’inflazione aumenti ancora in autunno, per poi diminuire il prossimo anno”. La Banca centrale europea valuta che “l’attuale incremento dell’inflazione è ritenuto perlopiù temporaneo, poiché riflette soprattutto i consistenti rincari del petrolio registrati dalla metà circa dello scorso anno, il venir meno della riduzione transitoria dell’Iva in Germania, l’inizio ritardato dei saldi estivi nel 2020 e le pressioni sui costi esercitate dalla temporanea scarsità di materiali e attrezzature”. Tali fattori dovrebbero ridimensionarsi nel corso del 2022 oppure non rientreranno più nel calcolo dell’inflazione sui dodici mesi.
Il consiglio direttivo della Banca centrale europea ritiene poi che i rischi per le prospettive economiche siano sostanzialmente bilanciati. E l’attività economica potrebbe superare le attese della Bce qualora i consumatori, in un clima di maggiore fiducia, risparmiassero meno di quanto ci si attende al momento. Un più rapido miglioramento della situazione pandemica potrebbe determinare un’espansione maggiore rispetto alle attuali previsioni. Se le strozzature dal lato dell’offerta dovessero durare più a lungo, traducendosi in aumenti salariali maggiori di quanto previsto, le pressioni sui prezzi potrebbero risultare più persistenti. Al tempo stesso, indica sempre l’istituto centrale del Vecchio continente, le prospettive economiche potrebbero deteriorarsi se la pandemia dovesse peggiorare, rischiando di ritardare l’ulteriore riapertura dell’economia, oppure se le carenze dal lato dell’offerta si rivelassero più durature rispetto alle attese e frenassero la produzione.
E poi arrivano ulteriori chiarimenti sugli acquisti di titoli in risposta alla pandemia: “Sulla base di una valutazione congiunta delle condizioni di finanziamento e delle prospettive di inflazione, il Consiglio della Bce ritiene che possano essere mantenute condizioni di finanziamento favorevoli con un ritmo di acquisti netti di attività nel quadro del programma di acquisto per l’emergenza pandemica (pandemic emergency purchase programme, Pepp) moderatamente inferiore rispetto ai due trimestri precedenti”. Francoforte ricorda che, come sempre, “il Consiglio direttivo è pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti, ove opportuno, per assicurare che l’inflazione si stabilizzi sull’obiettivo fissato dalla Bce del 2 per cento a medio termine”.
Guardando alle altre banche centrali intanto la Banca nazionale svizzera annuncia che proseguirà invariata la propria politica monetaria espansiva, con l’intento di garantire la stabilità dei prezzi e continuare a sostenere la ripresa dell’economia elvetica dalle conseguenze della pandemia. E la Banca d’Inghilterra ha mantenuto il tasso di interesse principale al minimo storico dello 0,1%, ma ha avvertito che l’inflazione dovrebbe raddoppiare il tasso obiettivo entro la fine dell’anno, in gran parte a causa del forte aumento dei prezzi dell’energia. In Turchia, invece, la banca centrale ha ceduto alle pressioni del presidente Recep Tayyip Erdogan di abbassare i tassi per stimolare la crescita. Il comitato di politica monetaria della banca ha tagliato il tasso di riferimento dal 19% al 18% nonostante un tasso di inflazione annuo del 19,25%.
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