‘Bella Ciao’ insegnata alle elementari? Trappola virale per i genitori ‘social’

Tutti pronti a fare battaglie sanguinarie per le più disparate sciocchezze, nessuno si indigna per i veri soprusi patiti dagli italiani. Un esempio? La camorra

Che un genitore si incavoli perché sente canticchiare al figlio Bella Ciao ci può anche stare, soprattutto se il figlio è uno scolaro elementare. Ma che il tutto si trasformi in una ‘class action’ contro la scuola a colpi di denunce e invettive, è ridicolo. Bisogna darsi una bella calmata.

In questi tempi ‘social’ stiamo subendo esattamente la stessa involuzione civica che ci è già toccata con l’invenzione dell’automobile: chi viaggia su gomma si sente come un guerriero al riparo della propria armatura corazzata, e non appena un altro guerriero incrocia la sua strada parte l’embolo del nervosismo, delle parolacce e del ‘adesso ti faccio vedere io’. In questi anni internettiani la nuova armatura è il social network: si indossa la tastiera e si parte con le invettive come fossero clave. Si legge qualcosa che non è in perfetta linea con il proprio gusto e via con le bastonate. Ormai si litiga on line con la stessa facilità con la quale si litiga per una mancata precedenza stradale.

Calmiamoci tutti. Non è successo niente. Basta guardarsi attorno, farsi un giro di consultazioni con gli amici e si scopre magicamente che nessuna canzone imparata da bambini ha necessariamente indirizzato le opinioni politiche poi maturate in età adulta. Si scopre che chi a 10 anni ha cantato Faccetta Nera, a 18 è diventato, al contrario, un comunista sfegatato. O che il bambino che aveva imparato a memoria Bella Ciao poi ha votato con regolarità Gianfranco Fini (almeno fino a quando questi non si è consegnato mani e piedi, e qualcos’altro, a Berlusconi).

Calma e gesso: la velocità asfissiante delle comunicazioni di oggi (stradali e internettiane) ci sta rendendo tutti più rissosi e ridicoli. Sarebbe più dignitoso contare fino a 5, prendere un bel respiro e valutare con cognizione di causa la reale portata del ‘problema’. Fascismo e comunismo sono abbastanza lontani nel tempo da poter essere archiviati, e discussi, come fenomeni storici. Sono capitoli della nostra storia che in un verso o nell’altro vanno decontestualizzati e affrontati con serenità: c’è stato un tempo in cui l’Italia era uno Stato Fascista e durante il quale si cantava Faccetta Nera per strada; e c’è stato un tempo in cui il Fascismo ha perso la guerra e per le strade italiane si è iniziato a cantare Bella Ciao.

Ricantarle oggi non significa trasformarsi d’incanto in un gerarca fascista o in un partigiano col fucile a tracolla. Piuttosto canalizziamo tutta questa rabbia repressa in qualcosa di più intelligente, che ne so, contro i mafiosi: così magari questi ‘signorotti dalla pistola facile’ ci penseranno due volte prima di aggredire qualcuno se sanno che poi si ritroveranno contro le clave e le invettive di tutto il quartiere, o di tutta la città. Lo dico con uno slogan: ‘incazziamoci sano’.

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