Bersani lo stratega suggerisce a Di Maio alleanze a sinistra… ma quale sinistra?

ROMA (loredana lerose) – Che Pierluigi Bersani non fosse un grande stratega si era capito nel 2013 e quando decise di cambiare il regolamento del Pd per permettere a Matteo Renzi di sfidarlo alle primarie.  Nel primo caso non vinse le politiche, nel secondo perse la guida del partito. Ma la conferma definitiva, al fatto che Bersani non è erede di Machiavelli, è arrivata quando ha deciso di assegnare la leadership di Leu a Pietro Grasso. Memore di queste scelte sbagliate, difficilmente Luigi Di Maio, in corsa per la presidenza del Consiglio, accoglierà il suo invito a guardare a sinistra per la costituzione di un Governo, laddove il presidente Sergio Mattarella gli assegnasse tale incarico. Tra l’altro guardare a sinistra cosa significa? Legittimare il Pd a entrare in una maggioranza dopo che gli elettori hanno chiaramente detto, attraverso il voto del 4 marzo, che i dem meritano di stare all’opposizione, sarebbe un suicidio politico. I democrat, che ormai non vengono considerati di sinistra da molto tempo, inoltre, sembrano intenzionati a non dare il proprio appoggio ai 5 Stelle. Allora guardare a sinistra cosa significa? Puntare su Leu? Ammesso che anche in questo caso si possa parlare di sinistra, non si raggiungerebbe il numero necessario di parlamentari per governare. La verità è che con l’apertura di Matteo Salvini, competitor di Di Maio per la guida del Paese, inizia a far tremare chi ha la speranza di boicottare il voto degli italiani.

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