MILANO – Il governo intende valutare se la macchina dei controlli sul caso Bio-on, lo scandalo che ha coinvolto i vertici dell’azienda delle bioplastiche bolognese, abbia funzionato a dovere. Si guarda alla tutela dei circa 10 mila piccoli risparmiatori che, con il crollo e la “sospensione a tempo indeterminato” del titolo a Piazza Affari, avrebbero perso oltre 400 milioni di euro, dei circa 500 che sarebbero stati in loro possesso.
La linea della Consob
La Consob interviene a sua volta, rivendicando di aver espletato “a pieno” i poteri di vigilanza, comunque limitati agli “abusi di mercato” in quando Bio-on faceva parte del listino Aim. “Consob ha avviato, già dall’estate scorsa, tutte le verifiche del caso. Gli accertamenti sono tuttora in corso”, garantisce in una nota la Commissione, che sottolinea come il regolatore stia collaborando “attivamente” con la procura di Bologna. E come la collaborazione sia in piedi “fin dalla fase iniziale delle indagini, avviate anche grazie all’impulso della Consob”. Non è chiaro quando siano iniziate esattamente le indagini. A fine luglio Bio-on era finita nella bufera dopo che il fondo Quintessential aveva denunciato presunte frodi contabili.
Al via i primi interrogatori
Intanto, mentre l’azienda corre verso il commissariamento per tutelare i lavoratori, la prossima settimana sono previsti i primi interrogatori degli ormai ex vertici. Per loro, il 23 ottobre, sono scattate misure cautelari con l’arresto del presidente e fondatore, Marco Astorri, e misure interdittive per l’altro azionista di riferimento, Guido Cicognani, e per il presidente del collegio sindacale, Gianfranco Capodaglio. Indagati anche altri sei tra dirigenti, sindaci e revisori. “È necessario, come sempre accade in questi casi, verificare se il sistema dei controlli abbia funzionato o meno”, dichiara il viceministro dell’Economia, Antonio Misiani. “Bisogna inoltre intervenire per capire che cosa non abbia funzionato nel sistema dei controlli”, aggiunge l’esponente del governo.
Consumatori sul piede di guerra
Le associazioni dei consumatori scendono intanto in campo. Il Codacons si costituirà parte offesa nell’inchiesta penale in cui si contestano false comunicazioni sociali delle società quotate e manipolazione del mercato. E offre assistenza legale agli azionisti danneggiati. L’avvocato Vincenzo Laudadio, membro del Comitato direttivo di Adusbef, ha dichiarato a MF che questo caso “ricorda molto da vicino il caso Parmalat e non solo per ragioni di geografia, l’Emilia Romagna”. E “anche questa volta le Autorità chiamate a vigilare sono arrivate dopo il fondo speculativo”.
(AWE/LaPresse/di Lorenzo Allegrini)