MILANO – Il Comitato nazionale per la bioetica ha reso noto il proprio parere ‘Riflessioni bioetiche sul suicidio medicalmente assistito’. Approvato nel corso della plenaria del 18 luglio.
La differenza tra eutanasia e suicidio assistito
Il Comitato affronta infatti il tema dell’aiuto al suicidio a seguito dell’ordinanza n. 207/2018 della Corte costituzionale, che è intervenuta sulla questione, sollevata dalla Corte di Assise di Milano con ordinanza del 14 febbraio 2018. In merito al caso di Marco Cappato e alla sospetta illegittimità costituzionale dell’art. 580 del codice penale. Nonostante siano poi emerse “divergenti posizioni”, il Comitato nel parere ha voluto richiamare l’attenzione sulla “differenza tra assistenza medica al suicidio ed eutanasia.
Le riflessioni del Comitato nazionale
“Il Comitato è pervenuto alla formulazione di alcune raccomandazioni condivise, auspicando innanzitutto che in qualunque sede avvenga – ivi compresa quella parlamentare – il dibattito sull’aiuto medicalizzato al suicidio si sviluppi nel pieno rispetto di tutte le opinioni al riguardo. Ma anche con la dovuta attenzione alle problematiche morali, deontologiche e giuridiche costituzionali che esso solleva e col dovuto approfondimento che esige una tematica così lacerante per la coscienza umana”. Lo scrive il presidente del Coomitato, il professor Lorenzo d’Avack.
L’impegno verso i malati
Il Comitato raccomanda, inoltre, sottolinea d’Avack, “l’impegno di fornire cure adeguate ai malati inguaribili in condizione di sofferenza; chiede che sia documentata all’interno del rapporto di cura un’adeguata informazione data al paziente in merito alle possibilità di cure e palliazione; ritiene indispensabile che sia fatto ogni sforzo per implementare l’informazione ai cittadini e ai professionisti della sanità delle disposizioni normative riguardanti l’accesso alle cure palliative. E auspica anche che venga promossa un’ampia partecipazione dei cittadini alla discussione etica e giuridica sul tema. E che vengano promosse la ricerca scientifica biomedica e psicosociale e la formazione bioetica degli operatori sanitari in questo campo”.
(LaPresse)