FIRENZE – “Prima la Costituzione. Salvini se ne faccia una ragione e rispetti le sentenze dei giudici di Bologna e di Firenze. Presto dovrà accettare anche la sentenza che la Corte Costituzionale pronuncerà sulla sua legge sulla sicurezza, grazie al ricorso che abbiamo fatto come Regione Toscana. Perché viola diritti umani fondamentali sanciti dalla Costituzione Italiana”. Lo scrive questa mattina su Facebook il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi. A proposito delle polemiche del vicepremier Matteo Salvini contro la sentenza del tribunale di Bologna che ha obbligato il Comune a concedere la residenza a due richiedenti asilo.
Ieri le parole dure del ministro dell’Interno contro la magistratura
Matteo Salvini e la magistratura nuovamente ai ferri corti. A far sbottare il ministro dell’Interno è una sentenza del tribunale di Bologna che obbliga il comune felsineo a concedere la residenza a due richiedenti asilo. Non iscritti all’anagrafe per effetto del decreto che porta il nome del ministro dell’Interno. “Sentenza vergognosa, se qualche giudice vuole fare politica e cambiare le leggi per aiutare gli immigrati, lasci la toga e si candidi con la sinistra”, tuona il leader della Lega invitando tutti i Sindaci a rispettare, “come ovvio”, la legge. Fonti del Vinimale, inoltre, si affrettano a precisare che sentenze di questo tipo non sono definitive. Riguardano singoli casi e che per modificare la norma serve un pronunciamento della Corte Costituzionale.
Di tutt’altro parere il sindaco di Bologna, Virginio Merola. Per l’esponente del Pd si tratta di un pronunciamento da salutare “con soddisfazione” e che il Comune applicherà senza fare opposizione. Il tackle a gamba tesa di Salvini però fa infuriare soprattutto l’Anm. Secondo cui le dichiarazioni del ministro dell’Interno: “delegittimano la magistratura in quanto, in maniera del tutto infondata, alludono al fatto che le sentenze possano essere influenzate da valutazioni politiche e che nella scelta sull’applicazione delle misure cautelari, basata esclusivamente sulla verifica della ricorrenza dei presupposti previsti dalla legge, incida una incomprensibile tendenza dei giudici a scarcerare i presunti autori dei reati”. Per i magistrati insomma le critiche sono legittime ma non possono essere in alcun modo generiche e allusive.
(LaPresse)