NAPOLI – Bombe, auto fatte esplodere di notte, ‘stese’ e agguati in pieno giorno e tra la folla. Un raid di piombo sfociato nell’uccisione di una persona totalmente estranea ai contesti malavitosi, Antimo Imperatore, 55enne incensurato e tuttofare del quartiere, che si è trovato sulla traiettoria dei proiettili esplosi da Antonio Pipolo verso Carlo Esposito, esponente di spicco dei De Martino, mentre era impegnato a montare una zanzariera nell’abitazione dell’unico obiettivo reale dell’agguato. Una situazione insostenibile, quella di Napoli Est, che andava affrontata. La risposta delle istituzioni è stata scandita con forza e decisione ieri mattina in prefettura. A Ponticelli arriveranno i militari dell’Esercito italiano del progetto ‘Strade Sicure’. Ieri, presso il Palazzo di governo, si è svolta una riunione del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, presieduto dal prefetto, Claudio Palomba, alla quale hanno partecipato il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi con l’assessore alla Legalità e alla Sicurezza, Antonio De Jesu, il vicequestore vicario Riccardo Caccianini, il comandante provinciale dei carabinieri, Enrico Scandone, il comandante provinciale della guardia di finanza, Gabriele Failla, il tenente colonnello Carlo Passerini, comandante 1° Gruppo tattico del raggruppamento Campania operazione ‘Strade Sicure’ dell’Esercito italiano e il rappresentante della polizia metropolitana. Nel corso della riunione, a seguito dei recenti episodi delittuosi che hanno interessato alcune aree del centro e dei quartieri periferici, su tutti Ponticelli e Pianura, e anche a opera di minori, è stato disposto un ulteriore incremento dei servizi di controllo del territorio in ambito cittadino da parte delle forze dell’ordine, anche con modalità ‘alto impatto’. Inoltre, allo scopo di imprimere un’accelerazione ai progetti di videosorveglianza in fase di realizzazione, è stata organizzata per il primo agosto prossimo una riunione dedicata al presenza del direttore centrale dei servizi tecnico-logistici e della gestione patrimoniale del ministero dell’Interno, del sindaco di Napoli, del soprintendente ai beni architettonici e del paesaggio e delle forze dell’ordine e di tutti gli enti interessati. Per lunedì prossimo è anche previsto un incontro con le associazioni di categoria per acquisire la disponibilità all’erogazione di appositi contributi da parte delle stesse volte ad incrementare il numero dei dispositivi tecnologici di controllo del territorio nelle aree più a rischio del capoluogo. “Su Ponticelli faremo un focus specifico – ha spiegato Manfredi – dove abbiamo tutta una serie di investimenti che già abbiamo messo in campo. In questa prima fase della nostra amministrazione abbiamo messo in campo una serie di investimenti importanti. C’è, però, il tema che ci viene chiesto giustamente dai cittadini, quello di migliorare la quotidianità e su questo faremo un focus specifico per dare risposte a Ponticelli”. Da tempo gli abitanti di Napoli Est si sentono soli, esasperati, abbondati dalle istituzioni e condannati a un triste destino. Per mesi sul quartiere ha regnato un silenzio soltanto apparente. Poi la ripresa della faida, la ‘stesa’ del pomeriggio del 2 luglio in viale Margherita, l’agguato costato la vita a Esposito e all’innocente Imperatore, le automobili fatte incendiare in via Virginia Woolf e l’ordigno fatto esplodere in via Volpicella. Il punto di non ritorno di un quartiere che da almeno due anni convive con i crismi di una vera e propria guerra.
Lo smacco agli ‘XX’ e la guerra fratricida
In principio furono i soldi a sfaldare il fronte malavitoso di Ponticelli, unito per anni e sorto sulle ceneri del clan Sarno. La faida che si trascina da ormai due anni è esplosa, infatti, per una questione economica. Fino all’agosto 2020, infatti, la famiglia De Martino operava all’interno del ‘cartello’ formato dai clan De Luca Bossa, Minichini e Casella. Un ‘cartello’ espressione, secondo gli inquirenti, dell’Alleanza di Secondigliano, che riunisce i clan Contini del Vasto, Licciardi di Secondigliano e Mallardo di Giugliano. Poi la decisione di escludere i membri del clan De Martino ‘XX’ dalla ripartizione dei profitti criminosi e delle cosiddette ‘mesate’ alle famiglie dei detenuti. Da allora, il quartiere fa da teatro a un estenuante scontro armato che ha fatto registrare decine di rappresaglie tra agguati, ‘stese’, raid esplosivi e incendiari. I De Martino, snobbati dal maxi cartello, trovarono nuovi alleati nei De Micco, i ‘Bodo’, dal soprannome del boss Marco De Micco. Ma, dopo quasi 24 mesi di faida, lo scenario è di nuovo cambiato. E già perché a farsi la guerra, oggi, sono proprio De Martino e De Micco. La spaccatura sarebbe avvenuta di recente, da quando a inizio aprile Marco De Micco è finito dietro le sbarre con l’accusa di essere la mente dell’omicidio di Carmine D’Onofrio, figlio di Giuseppe De Luca Bossa e nipote del capoclan Antonio De Luca Bossa, alias Tonino ’o sicco, ucciso una settimana dopo l’esplosione di una bomba proprio contro l’abitazione di De Micco. Bodo, prima di entrare in cella, avrebbe provveduto a riorganizzare i vertici del clan scegliendo nuovi reggenti ed estromettendo Salvatore De Martino, all’epoca unico della famiglia degli XX libero prima della recente scarcerazione del padre Francesco, fondatore del clan insieme all’altro figlio Antonio. Uno smacco che non è piaciuto ai De Martino. Sugli equilibri criminali del quartiere potrebbe aver avuto un peso determinante anche Christian Marfella, nipote di Tonino ’o sicco, esponente di spicco dei De Luca Bossa scarcerato il 29 giugno e accolto a Ponticelli con tanto di spettacolo pirotecnico.
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